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L'interrogatorio

Estorsioni in carcere, la Anzovino si difende: “Non sapevo cosa faceva mio zio”

La 34enne, nipote di Renato Barbieri, ha racontato al giudice di essere all’oscuro di quanto accadeva

Ha respinto tutte le accuse e negato di essere stata complice dello zio per le estorsioni commesse all’interno del carcere di Latina Veronica Anzovino, accusata di estorsione continuata in concorso con lo zio Renato Barbieri, che si trova in carcere per la stessa vicenda, e la madre Roberta Barbieri, agli arresti domiciliari.

La 34enne è stata ascoltata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Mario La Rosa e ha spiegato di non essere a conoscenza delle estorsioni commesse da Barbieri ai danni del suo compagno di cella. “Io andavo ai colloqui con lui e gli portavo vestiario e generi alimentari – ha raccontato al magistrato – e ero convinta che i soldi che mi dava fossero una sorta di ringraziamento per quello che facevo per lui e non sapevo fossero invece frutto di un’estorsione”.

A conclusione dell’interrogatorio di garanzia il legale della donna, l’avvocato Moreno Gullì, ha chiesto le revoca degli arresti domiciliari e la sostituzione con una misura meno afflittiva. Il gip si è riservato in attesa di conoscere il parere del pubblico ministero. Secondo l’accusa la Anzovino era il collegamento tra il carcere, ove si trovava detenuto lo zio, e l’esterno, dove fungeva da sua emissaria tanto da essere stata l’unica, in un lungo arco temporale, ad accedere in carcere per far visita al detenuto, anche per definire i piani criminali già concordati: sarebbe stata lei, infatti, a gestire i proventi dell’estorsione posta in essere nei confronti del compagno di cella di Barbieri, vittima delle continue richieste di denaro e ricariche di Postepay.

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