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Cronaca

Fallimento Midal, cinque le persone arrestate tra i vertici della società

Bancarotta fraudolenta per distrazione, documentale e preferenziale e ricorso abusivo al credito, i reati ipotizzati. Le ordinanze emesse dal gip del tribunale di Latina eseguite dalla finanza

Cinque arresti – quattro in carcere e uno ai domiciliari – nell’ambito del caso della Midal, la società operante nel settore della grande distribuzione alimentare, che gestiva decine di supermercati del marchio Sidis, e dichiarata fallita con sentenza del tribunale il 20 gennaio del 2012. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse, su richiesta della Procura di Latina, dal giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio, e sono state eseguite dal nucleo di polizia tributaria della giardia di finanza tra Roma, Latina e Cisterna.

Tra i reati ipotizzati, bancarotta fraudolenta per distrazione, documentale e preferenziale e ricorso abusivo al credito.

Secondo quanto emerso, gli indagati, a vario titolo ed in qualità di presidente e componenti del consiglio di amministrazione e dell’organo di controllo della Midal, dissimulando sin dal 2005 lo stato di gravissima difficoltà (e, poi, di dissesto) della società e compiendo dissennate operazioni gestorie, con la complicità degli organi di controllo, hanno distratto dall’attivo della società ingentissime somme di denaro quantificate in oltre dieci milioni di euro, in pregiudizio dei creditori.

Le indagini, svolte anche attraverso una minuziosa ricostruzione contabile “hanno consentito di accertare – fa sapere la Procura della Repubblica di Latina - che le distrazioni avvenivano attraverso variegate condotte:

- pagamenti per oltre 4 milioni di euro, eseguiti dalla Midal a favore di società di diritto estero, a fronte di fatture per operazioni inesistenti per prestazioni di servizi (consulenze per l’apertura di nuove sedi commerciali) mai eseguite dalle società straniere;
- ripetute falsificazioni dei bilanci della società fallita, artatamente “gonfiati” con l’indicazione di voci attive insussistenti per oltre 40 milioni di euro;
- acquisto da parte della Midal di immobili di proprietà di R. I., a prezzi più che raddoppiati rispetto ai valori di mercato, drenando così ulteriori liquidità dalla società;
- acquisto, da parte della Midal di un complesso immobiliare in Latina Scalo per un prezzo di 10 milioni di euro di proprietà di una sua controllata (COAL) che, a sua volta, ha acquistato per pari importo azioni di una società (RIZ ONE s.r.l.) che, di lì a poco, sarebbe stata anch’essa dichiarata fallita con conseguente annullamento del valore delle azioni;
- cessione, in prossimità del dichiarato fallimento della Midal, di immobili della società e di rami d’azienda di controllate con immediato successivo versamento del ricavato su conti correnti personali.

Sono state inoltre appurate condotte di bancarotta fraudolenta preferenziale, avendo la MIDAL proceduto a regolare posizioni debitorie nei confronti di taluni creditori, per oltre un milione di euro, in danno degli altri creditori della società”.

Inoltre, le investigazioni condotte hanno anche permesso di appurare che la “Midal dissimulando lo stato di dissesto e poi di insolvenza, ha ottenuto ingenti finanziamenti (quasi 9 milioni di euro) da un istituto di credito ignaro di tale situazione”, senza considerare anche – circostanza che ha contribuito al dissesto societario -  “la ripetuta corresponsione, di elevatissimi compensi agli amministratori ed ai consulenti (taluni dei quali anche in evidente conflitto di interesse) per svariati milioni di euro, da parte della Midal, in epoca di avanzato stato di dissesto artificiosamente dissimulato attraverso la falsificazione dei bilanci”.

Il gip del tribunale di Latina, infine, ha accertato le gravi responsabilità anche del revisore contabile della società che, avallando i predetti artifizi contabili, ha contribuito così in maniera determinante alla commissione delle condotte di reato ascritte; da qui la misura dei domiciliari.

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