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Cronaca

“Figli di nessuno, quale futuro?”, convegno sul disagio minorile

L’appuntamento indetto dall’associazione di volontariato Pontireti di Latina che da 10 anni opera nell’ambito della prevenzione del disagio sociale e delle devianze giovanili

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LatinaToday

L’associazione di volontariato Pontireti onlus, con sede presso l’Oratorio Don Bosco di Latina, in estrema sintesi si occupa della prevenzione del disagio sociale e delle devianze giovanili, attraverso interventi educativi e di accoglienza, con importanti e costanti investimenti di affetto e significative iniezioni di autostima, cercando di offrire quelle opportunità, che per la beffa di un destino spietato, sono state negate o sottratte a questi giovani che seguiamo.

Oramai da 10 anni, ininterrottamente, l’associazione continua nella sua opera e ad oggi può vantare un bilancio di tutto rispetto, che non si misura solo attraverso fredde statistiche, ma nell’effetto di coloro che, bambini sfortunati ieri, oggi vivono una vita normale e spesso costellata da significative soddisfazioni.

In questi anni, oltre a maturare una certa esperienza nel campo attraverso il confronto diretto con i giovani assistiti, abbiamo avuto modo di operare un’analisi circa gli elementi predittivi e gli indicatori per la rilevazione precoce del disagio, registrando le criticità incontrate. Nell’espletare la fase dell’intervento abbiamo riscontrato dunque notevoli difficoltà con le quali si devono confrontare il minore e il volontario; la maggior parte di queste attengono alla fase della fuoriuscita dalla casa famiglia, quando il clima familiare della famiglia di provenienza non si è ristabilito.

Tuttavia sono notevoli anche le carenze istituzionali e non incontrate prima di tale periodo. Alcuni esempi riscontrati negli anni sul territorio della provincia.
La situazione di un minore in tenera età con il padre finito fra le maglie della giustizia per omicidio, con una madre alcolizzata, violenta e poco incline a relazioni stabili con i suoi numerosi partner, passa completamente inosservata agli enti preposti all’assistenza. Il giovane giunge ai 18 anni e, comprensibilmente poco propenso allo studio, inizia a dedicarsi alla consumazione di reati predatori, finendo anche lui in carcere. Qui gli elementi predittivi di un malessere sono di carattere oggettivo, sono contenuti in un fascicolo, com’è possibile che nessuno si sia chiesto come potesse un bambino crescere con un sano equilibrio psicofisico stante una tale situazione cristallizzata e documentata?

Un giovane, abbandonato da entrambi i genitori, viene collocato in casa famiglia, compie regolarmente gli studi anche con un discreto successo, nonostante lo stato d’animo martoriato. Al compimento dei suoi 18 anni viene espulso dalla casa famiglia per sopraggiunti limiti di età, senza un progetto, ovvero senza che gli educatori si preoccupassero in anticipo del suo futuro, grave esempio di mancanza di pianificazione. A fatica il giovane, nullatenente e senza una famiglia solida alle spalle, viene accolto in un centro di accoglienza in semiautonomia, conduce una vita sociale normalissima, diventa un leader positivo all’interno del suo istituto, punto di riferimento per altri studenti. Studia e si diploma, ma il giorno dopo aver sostenuto l’orale viene mandato via, perché la comunità deve chiudere i battenti per motivi economici. Quale alternativa? Il dormitorio pubblico fra barboni e alcolizzati?

Un giovane prossimo ai 18 anni, ospite in casa famiglia da 10, presso la quale fu collocato a seguito della morte del padre per tragici motivi che non sto qui a narrare per ovvie ragioni, fugge perché  si rifiuta di farsi trasferire d’autorità in una comunità di Roma per cittadini stranieri. Lui è nato in Italia, da madre con origini serbe, ma nata in Italia. L’associazione Pontireti riesce a rintracciare il minore, che ovviamente si sente smarrito e non vuole lasciare la comunità di Latina alla quale si sente legato affettivamente e culturalmente perché vi ha trascorso quasi tutta la sua vita. Viene ospitato presso una delle famiglie dell’associazione, ma è senza uno straccio di documento d’identità. Nulla di nulla, nulla che attesti che sia Serbo, nulla che attesti che sia Italiano, nulla che attesti che esista, nulla che provi che le istituzioni se ne sono prese carico per tutto quel tempo. L’associazione Pontireti, attraverso i suo canali riesce persino a trovargli un lavoro, ma nulla! Ovviamente le porte che si aprono, essendo il giovane sprovvisto di documento di identità, si serrano immediatamente. La Serbia pare non intenda riconoscerlo come suo cittadino, tantomeno in Italia vi sono i presupposti giuridici per riconoscergli la cittadinanza in tempi brevi, nemmeno un permesso di soggiorno per fini umanitari.

Proprio per denunziare questi ed altri analoghi casi, l’associazione Pontireti sta organizzando per la metà del mese di ottobre un convegno dal titolo “Figli di nessuno, quale futuro?”. Tuttavia, il fine dell’iniziativa, cui verranno invitati gli addetti ai lavori nel campo del disagio minorile, sarà principalmente quello di offrire delle proposte alle istituzioni tutte, con la speranza che la voce di questi figli di un dio minore possa non essere più inascoltata.
In proposito si anticipano alcuni dei punti che verranno affrontati nella fase propositiva dell’appuntamento:
- istituzione di Procura e Tribunale per i minorenni in ogni capoluogo di provincia e non più solamente nelle sedi di Corte d’Appello;
- istituzione di un osservatorio a livello comunale, composto da delegati di amministrazioni pubbliche che si occupano di minori, ovvero servizi sociali, provveditorato, A.S.L., Polizia di Stato, nonché da membri di associazioni e enti similari, come la Consulta Studentesca (il coinvolgimento dei pari è sempre positivo), oratori, associazioni di genitori e/o per la famiglia;
- riconoscimento dello status di “svantaggiato sociale alla nascita”, con una serie di interventi da adottare nei confronti appunto di coloro meno fortunati sotto il profilo sociale in tenera età;
- istituzione di una guida alla genitorialità e corso di un giorno per i neo genitori (quant’è consapevole un genitore dell’importanza della propria condotta nei primi 18 mesi di vita di un bambino? )

E’ di pochi giorni fa la chiusura di una piccola comunità per giovani in semiautonomia, che segue di un mese circa la chiusura dell’unica casa famiglia per minorenni. L’interrogativo che vogliamo sciogliere è racchiuso proprio nel titolo del convegno...quale futuro?
 

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