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Cronaca Fondi

Aleppo 2, il monopolio mafioso dei D'Alterio sui trasporti del Mof: cinque arresti

Le accuse: estorsione e illecita concorrenza con l'aggravante del metodo mafioso. Imposta una "tassa occulta" a chi voleva lavorare nel settore

A settembre del 2018 la prima operazione Aleppo, che aveva accertato il controllo esercitato dalla famiglia D'Alterio sull'indotto legato ai trasporti del Mof. Al centro di tutta l'indagine c'era la ditta Superma srl, poi finita sotto sequestro. La nuova operazione Aleppo 2 ha portato agli arresti di altre cinque persone, tra cui, di nuovo, Giuseppe D'Alterio, 64enne originario di Minturno detto "Peppe o Marocchno, e ha verificato come la famiglia abbia continuato ad esercitare forme di controllo con metodo mafioso sul settore dei trasporti del Mof nonostante la prima operazione. Le accuse, a vario titolo, sono estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, reati commessi appunto con l'aggravante mafiosa. Oltre agli arresti si è proceduto al sequestro preventivo delle quote di due società, la "Anna Trasporti srl" e la "D'Alterio Trasporti srls".

I nomi degli arrestati

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Il monopolio dei trasporti del Mof

L'operazione, coordinata dalla Dda di Roma, è stata condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri e dalla compagnia di Terracina. L'Arma ha sostanzialmente proseguito la propria azione di controllo nei confronti del gruppo dei D'Alterio che opera proprio nel Mof, il Mercato ortofrutticolo di Fondi, importantissimo snodo commerciale della provincia pontina. Si tratta dunque di un monitoraggio successivo alla prima operazione, che ha consentito di accertare come le dinamiche messe in atto dalla famiglia fossero sostanzialmente le stesse. La nuova  attività investigativa ha infatti acclarato che gli indagati, nonostante i provvedimenti del 2018, avevano continuato ad esercitare il monopolio nel settore

Aleppo 2: gli arresti dei carabinieri - Il video

Le intimidazioni dopo il sequestro della Suprema srl

Dopo il sequestro della società "Suprema srl" nel 2018, la ditta precedentemente utiizzata per imporre il controllo nei trasporti del Mof, era stata avviata dalla famiglia una campagna di intimidazioni finalizzata ad estromettere dal mercato la stessa ditta Suprema che era stata affidata ad un curatore giudiziario. Dopo quel sequestro infatti, gli autisti della Suprema si erano licenziati e il curatore, per proseguire l'attività, si era visto costretto a ricorrere a una società esterna per reperire personale e continuare l'attività economica. La società esterna però dopo un mese soltanto di lavoro si era ritirata, segno evidente, per gli investigatori, che i D'Alterio intendevano ostacolare l'attività imprenditoriale della ditta finita sotto sequestro non consentendo ad altre ditta di entrare in rapporti commerciale con l'amministratore giudiziario. I D'Alterio avevano inoltre continuato ad esercitare un potere intimidatorio mafioso per monopolizzare i trasporti legati al Mof anche imponendo una "tassa occulta" di 5 euro a pedana a tutti i trasportatori che intendevano coprire le tratte una volta appannaggio della Suprema, in particolare quelle per la Sardegna e per Torino. L'obiettivo era continuare dunque a controllare il settore utilizzando non più la Suprema srl ma altre due società, la nuova ditta "Anna Trasporti srl", di fatto gestita dallo stesso Giuseppe D'Alterio, e la "D'Alterio Trasporti srls di Giovanni D'Alterio.

Dagli arresti domiciliari, Giuseppe D'Alterio, aveva dunque ricostruito gli affari e riorganizzato il business. Nel corso della nuova indagine sono emerse minacce indirette agli operatori che intendevano affacciarsi al Mof e provare a coprire le tratte di distribuzione appannaggio della famiglia. 

Il colonnello Vitagliano: "Abbiamo monitorato la situazione, accertate le stesse dinamiche"

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