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Cronaca

Frode da 70 milioni con i televisori scoperta a Monza. L’inchiesta arriva a Latina

Sono 19 le persone arrestate e sequestrati beni e denaro per un valore di 12 milioni; scoperta commercializzazione di televisori e prodotti elettronici sul mercato della grande distribuzione a prezzi stracciati. L'inchiesta della finanza di Monza

E’ arrivata fin nella provincia di Latina l’operazione della guardia di finanza di Milano scattata questa mattina nei confronti di un’associazione a delinquere, i cui appartenenti sono accusati di aver ideato e posto in essere una frode transnazionale nella commercializzazione dei prodotti per l’elettronica.

L’OPERAZIONE - Sono 19 le persone arrestate mentre sono stati sequestrati beni e denaro per 12 milioni di euro. Il blitz delle fiamme gialle - circa 150 i militari impegnati - che hanno dato esecuzione alle 19 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Monza - due i mandati di arresto europei - all'alba di oggi in diverse provincie italiane e non solo; 27 in totale le persone coinvolte e raggiunte da avviso di garanzia ed accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari transnazionali.

L’operazione prende il nome di “Schermo piatto” e ha permesso di scoprire come gli indagati riuscissero a commercializzato televisori (da qui appunto il nome dell’operazione) ed altri prodotti elettronici sul mercato della grande distribuzione, a prezzi “stracciati”, sfruttando il vantaggio economico derivante dal mancato assolvimento delle imposte.

LA FRODE - Secondo quanto emerso dalle indagini, che hanno permesso di identificare le persone coinvolte e scoprire il meccanismo da loro messo in atto, la frode messa in piedi dagli impiegati, stava creando grossi danni sia alle casse dello Stato, sia alle imprese oneste che, pagando regolarmente le tasse, non sono in grado di vendere gli stessi prodotti ad un prezzo così concorrenziale.

“In particolare si legge in una nota della guardia di finanza -, l’organizzazione indagata avrebbe creato un articolato reticolato di aziende, in Italia ed all’estero, esistenti solo sulla carta ed intestate a prestanome o persone di fiducia, allo scopo di acquistare prodotti elettronici presso un fornitore bulgaro. Gli articoli, una volta entrati sul territorio nazionale, sarebbero stati stoccati in depositi di logistica principalmente a Desio (MB) ed in Provincia di Roma. La merce, senza essere spostata dai magazzini, sarebbe stata, quindi, acquistata da una grossa società alessandrina. Con un ulteriore passaggio, l’azienda piemontese avrebbe venduto i prodotti, sempre solo sulla carta, a società di diritto comunitario. Dopo una serie di ulteriori cessioni fittizie tra società di diritto comunitario, gli stessi prodotti sarebbero stati  riacquistati dall’azienda alessandrina, per finire quindi sugli scaffali della grande distribuzione a prezzi imbattibili”.

Una serie articolata di cessioni ed acquisti, per consentire alla società italiana distributrice di crearsi crediti Iva indebiti e di vendere sul mercato italiano ed estero i prodotti a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli che la concorrenza onesta riesce a praticare. Il sistema sarebbe stato garantito da un vorticoso giro di fatture, documenti di trasporto e doganali rigorosamente falsificati, al solo fine di giustificare i passaggi della merce tra le società mentre i debiti tributari sarebbero stati, invece, lasciati in capo alle società fittizie ed ai prestanome compiacenti e soprattutto nullatenenti, che non versavano un euro di imposte.

ARRESTI E PERQUISIZIONI - Fino ad oggi quando sono scattati i 19 arresti da parte della guardia di finanza che ha eseguito anche perquisizioni e sequestri  presso le aziende, le società logistiche e le abitazioni degli indagati per sequestrare la documentazione contabile e continuare le investigazioni. Le province interessate sono: Alessandria, Como, Frosinone, Latina, Milano, Monza e Brianza, Salerno, Roma, Verona e Viterbo. Perquisizioni condotte non solo sul territorio quelle disposte dal Pm della Procura di Monza, la dottoressa Donata Costa che ha avviato rogatorie verso le Autorità Giudiziarie in Bulgaria, Croazia, Principato di Monaco, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Spagna e Svizzera, per perquisire società estere coinvolte nella frode.
 

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