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Cronaca

Fulco Pratesi al Parco Pantanello, incontro con il fondatore del Wwf Italia

Appuntamento con il Fondatore e Presidente Onorario del WWF Italia nel Monumento Naturale Giardino di Ninfa nell'ambito dell'iniziativa "Un libro per la natura"

Ospite d’eccezione al Parco Naturale Pantanello nel Monumento Naturale Giardino di Ninfa: arriva il Fondatore e Presidente Onorario del WWF Italia, Fulco Pratesi.

Nell’ambito dell’iniziativa “Un libro per la natura” l’incontro con Pratesi è in programma per giovedì 23 aprile alle 17.30. L’appuntamento sarà l’occasione per discutere dei suoi due libri: “O pio pellicano. o pio pellicanoAnimali e piante singolari e curiosi della Bibbia” e “La nebbia a gl’irti colli. La natura e i poeti d’Italia tra Ottocento e Novecento”.

Introdurrà Pier Giacomo Sottoriva Presidente della Fondazione Roffredo Caetani onlus.

Fulco Pratesi è architetto, giornalista, ambientalista, illustratore . Fondatore del WWF Italia, di cui è ora presidente onorario, è stato dal 1995 al 2005 è presidente del Parco Nazionale dAbruzzo, Lazio e Molise. Come giornalista è specializzato in argomenti ecologici e naturalistici, e collabora da molti anni con Il Corriere della Sera, L'Espresso e numerose riviste del settore.
Dirige la storica rivista del WWF Italia, Panda, (1966), ha diretto per molti anni la rivista per ragazzi L’Orsa. Ha curato, insieme a Franco Tassi, le Guide alla Natura d'Italia (Arnoldo Mondadori Editore), e ha scritto, tra l'altro, Clandestini in Città (Mondadori), Esclusi dall'Arca (Mondadori), Il Mondo della Palude (Rizzoli), I Cavalieri della Grande Laguna (Rizzoli), Natura in Città (Rizzoli),Taccuini Naturalistici (Giorgio Mondadori), Un cane (Salani), Storia della Natura d'Italia (Editori Riuniti), ed altri. Molti di questi volumi sono stati illustrati da lui stesso.

“O pio pellicano. Animali e piante singolari e curiosi della Bibbia” - Nella simbologia cristiana, il pellicano rappresenta il Redentore, in quanto, secondo un'antica leggenda, nutre i piccoli con il proprio sangue, così come Cristo con la Chiesa. Il pellicano in questo libro diventa stimolo per raccontare della presenza e del significato delle piante e degli animali all'interno della Bibbia, da quelli più celebri (il sicomoro di Zaccheo o il pesce di Giona, per esempio) a quelli più insoliti e misteriosi. Un modo originale dunque per avvicinarsi alla Bibbia scoprendone aspetti sconosciuti o, comunque, poco valorizzati.

“La nebbia a gl'irti colli. La natura e i poeti d'Italia tra Ottocento e Novecento” - La nebbia a gl'irti colli è sicuramente tra i più noti e citati versi da chi a scuola ha dovuto imparare poesie a memoria. Eppure proprio la notissima poesia San Martino di Giosuè Carducci nasconde un vistoso errore di geografia. Come anche nella Canzone di Legnano dello stesso poeta appare un errore (questo sì molto noto e citato) riguardante il sole e il Resegone. Partendo da questi spunti, l'autore ha voluto scoprire, nelle poesie più famose e nei poeti più amati e citati, a cavallo tra l'800 e il '900 dello scorso millennio, gli eventuali errori naturalistici e le possibili incongruenze. Per alcune di queste ultime (vedi l'accusa di Montale a Foscolo per aver calunniato l'upupa, descrivendola come un lugubre uccello notturno) Pratesi ha cercato, con un certo successo, di tracciare una memoria difensiva del poeta dei Sepolcri. Ma, continuando nella lettura di questo esile ma gustoso libretto, si vedrà come le critiche lascino a poco a poco il passo agli elogi. Come quelli tributati a Gabriele D'Annunzio, del quale si citano esatte e affettuose descrizioni di piante ed animali che mai avevano trovato posto nella poesia italiana, o la scoperta della competenza entomologica del più conosciuto dei poeti crepuscolari, Guido Gozzano. Non mancano, naturalmente, gli accenni ad altre famosissime poesie, come Il passero solitario e Il Sabato del villaggio di Leopardi, Sopra una conchiglia fossile dell'abate Zanella e La spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini. Insomma un testo da leggere tutto d'un fiato, con l'avvertenza di coglierne la sottile ironia e di non invocare delitti di lesa maestà, che non erano assolutamente nelle intenzioni dell'autore, che pure di poesie a memoria ha dovuto, nei suoi verdi anni, impararne moltissime.

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