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Cronaca Formia

Furto nel caveau della Bnl a Lecce, scacco alla banda: uno dei ladri arrestato a Formia

Il colpo risale al dicembre 2018 in pieno centro città a Lecce; oggi dopo due anni di indagini sono finiti in manette in 4

E' stato arrestato nella sua abitazione a Formia tra i quattro uomini finiti in manette per il maxi furto tentato nel caveau della Banca nazionale del Lavoro di Lecce. Questa mattina gli agenti della locale Squadra Mobile hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal su richiesta della Procura nei confronti di quattro persone.

Il colpo risale alla sera dell’11 novembre del 2018; oltre due anni di indagini per ricostruire nel dettaglio uno dei colpi più audaci mai tentati a Lecce, quello appunto al caveau della Banca nazionale del lavoro, in piazza Sant’Oronzo. Agli arresti sono finiti Piero Fiore, 47enne di Veglie, Luciano Romano, 44enne di Formia (entrambi in carcere), Salvatore Mazzotta, 51enne di Veglie e Marco Salvatore Zecca, 46enne di Galatina (entrambi ai domiciliari).

La banda, composta da "veri ed esperti professionisti", era entrata in azione nella serata di domenica 11 dicembre 2018, nel pieno centro di Lecce; ma qualcosa è poi andata storta e i malviventi  furono costretti ad abbandonare quattro borsoni con dentro oggetti d’oro, denaro e arnesi da scasso che furono poi ritrovati dalla polizia; una fuga dovuta probabilmente all'arrivo della vigilanza privata allertata dalla direzione della Bnl dopo il prolungato distacco di rete.

E proprio gli elementi ritrovati sul posto hanno permesso di indirizzare le indagini della Squadra Mobile salentina - condotte con il Servizio centrale operativo della polizia di Stato -, tra cui, riporta questa mattina LeccePrima, anche una sacca contenente urina, segno che la banda doveva essere rimasta per lungo tempo nascosta negli scantinati. Partendo dal materiale sequestrato sul posto, e grazie al lavoro della scientifica, è stato possibile ricostruire un profilo genetico, quello di Piero Fiore. Ulteriori accertamenti hanno permesso poi di confermare la preparazione dei componenti della banda dal momento che l’impianto, infatti, era stato del tutto neutralizzato, la porta di accesso ai locali davanti al caveau aperta, così come quella blindata di accesso al vano. Con tanto di violazione di diverse cassette. In apparenza, tutto senza alcuna forzatura.

Le successive indagini, ricostruisce ancora LeccePrima, hanno consentito anche di scoprire come uno, o più malviventi, il venerdì prima che chiudesse la filiale fosse riuscito ad avere accesso all’area del caveau rimanendo all’interno. Altri elementi utili sono infine arrivati dall’analisi delle immagini delle varie telecamere di sorveglianza, a partire da quelle della zona intorno alla banca per poi ampliare il cerchio ad altri punti di transito strategici della città. Così sono stati isolati alcuni veicoli, visti muoversi nei giorni d’interesse in varie zone di Lecce, sempre l’uno dietro l’altro tra cui un furgone Fiat Doblò bianco intestato al figlio di Fiore, una Fiat Punto, anch’essa bianca, intestata a una società campana e, infine, una Peugeot 1007, intestata alla moglie di Luciano Romano. Le indagini si sono concentrate così su Fiore e Romano mentre una serie di attività tecniche ha permesso di acquisire precisi elementi di prova anche in capo agli altri coinvolti.

Luciano Romano, 44enne di origini campane con numerosi precedenti per rapina, sequestro di persona e furto, è stato prelevato nel corso della notte nella sua abitazione di Formia dalla polizia salentina con la collaborazione degli uomini del locale Commissariato che, in più circostanze nel corso delle indagini, sono stati impegnati in delicati servizi di appostamento e pedinamento nel sud pontin. Durante la perquisizione domiciliare in casa del 44enne sono stati sequestrati all’interno di una cassaforte centinaia di monili d’oro nonché un captatore di frequenze, materiale ora al vaglio degli inquirenti.

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