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Cronaca Borgo Montello

Rifiuti tossici a Borgo Montello, esposto di Legambiente e Libera

L'appalto alla Poseidon non convince e le due associazioni chiedono che i lavori di scavo siano seguiti da periti nominati dalla Procura per garantire chiarezza e trasparenza

Mettere in luce le contraddizioni legate agli scavi per recuperare i fusti tossici che si trovano nella discarica di Borgo Montello.

Questo il motivo che ha spinto Legambiente e Libera e presentare un esposto in Procura e a chiamare in causa anche la Questura e la Prefettura, Dia e Dda di Roma, la polizia ambientale, la Regione, la Provincia e il Comune. Tutto ruoterebbe intorno alle società che figurano nel progetto legato agli scavi.

Nell’esposto i coordinatori dei circoli di Latina Marco Omizzolo e Antonio Turri, sottolineano come “il progetto per la caratterizzazione messo in capitolato di gara è stato redatto da due tecnici dei tre complessivamente indicati dalla ditta EcoAmbiente, una delle due società che gestisce attualmente i siti che costituiscono la discarica di borgo Montello".

Ma l’altro grande nodo irrisolto per Legambiente e Libera, rimane la posizione della Poseidon, l’impresa che si è aggiudicata i lavori di scavo che, come si legge sempre nell’esposto “risulta essere fornitrice della società Latina Ambiente, a sua volta socia della EcoAmbiente”

“Premesso che la stessa società Poseidon non risulta alle associazioni scriventi avere specifiche competenze nel campo delle bonifiche o delle ricerche dei rifiuti industriali e pericolosi – continuano Omizzolo e Turri - mentre sembrerebbe che la medesima società Poseidon abbia rapporti economici consolidati nel conferimento di rifiuti con entrambe le società che attualmente gestiscono i siti della discarica di borgo Montello, tanto da risultare da anni sub-appaltatrice della Latina Ambiente, cioè del “controllore” di Ecoambiente, a sua volta debitrice proprio con la Poseidon Srl per circa 800 mila euro”.

Altra questione chiave sarebbe quello della scelta del punto dove effettuare i lavori. Il presupposto di partenza è che alla base della ricerca dei fusti tossici ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone che in una dichiarazione resa nel 1996 agli ufficiali di polizia giudiziaria affermava che “la provincia di Latina non può definirsi immune dal problema dei rifiuti smaltiti”; lo stesso Schiavone sottolineava anche il fatto che all’epoca  l'invaso S0, oggi interessato ai lavori, era completamente esaurito mentre erano attivi gli invasi S1 e S2.

A questo punto quello che Legambiente e Libera chiedono, è che le “operazioni di scavo siano seguite da periti nominati dalla Procura della Repubblica che avrà sicuramente aperto fascicoli d'inchiesta sui traffici di rifiuti organizzati dalla camorra dei Casalesi su questo territorio, cosa del resto evincibile anche dal fatto che alla metà degli anni duemila furono rinvenute monete metalliche delle vecchie lire interrate in un terreno confiscato agli esponenti del clan dei casalesi, in località Piano Rosso di Cisterna di Latina".

Ma la volontà delle due associazioni è che anche agli esperti delle stesse sia permesso di “seguire le operazioni di ricerca dei fusti, finalizzata a garantire la trasparenza delle operazioni, attraverso la possibilità di fotografare e videoriprendere l'attività in esecuzione;

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