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Cronaca

Immigrazione clandestina, scarcerato l’avvocato Alessandro Verrico

Dopo due mesi di carcere, il gip del tribunale di Roma ha concesso i domiciliari al 38enne accusato di essere a capo di un'associazione per delinquere

E’ uscito dal carcere l’avvocato Alessandro Verrico, finito in manette lo scorso 27 marzo al termine di un’inchiesta su una presunta organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma Carmine Castaldo ha accolto l’istanza del suo difensore Carlo Alberto Melegari, concedendo al 38enne gli arresti domiciliari, dopo due mesi di carcere.

Stando alle indagini, coordinate dal pubblico ministero della Dda Marcello Cascini, Alessandro Verrico, avvocato pontino, sarebbe a capo del gruppo che a marzo era finito in manette al termine di un’operazione condotta dalla Mobile di Latina. Undici le ordinanze che avevano anche raggiunto un ex poliziotto, già sospeso dal servizio e un impiegato dello sportello unico per l’immigrazione. Solo per l’avvocato Verrico era stato notificato il provvedimento in carcere, il resto ai domiciliari e obblighi di firma.

Gli accertamenti erano partiti proprio in seguito alla denuncia di un’impiegata del Sui che segnalava alla polizia una sospetta pratica di nulla osta al lavoro subordinato rilasciato a un immigrato di origine indiana. Gli accertamenti avevano fatto luce sull’attività che il gruppo avrebbe portato avanti anche grazie alla compiacenza di diversi imprenditori agricoli che avrebbero richiesto fittiziamente manodopera in cambio di un corrispettivo pari a 3.000 euro per ogni pratica andata buon fine.

All’interno dell’organizzazione, che avrebbe permesso di accogliere nel territorio nazionale diversi extracomunitari, per un giro di affari di centinaia di migliaia di euro, ognuno avrebbe ricoperto un ruolo ben preciso. A una ragioniera sarebbe spettato il compito di falsificare i documenti necessari al rilascio dei nulla osta dietro un corrispettivo pari a circa 200 euro per straniero, due dipendenti del Sui avrebbero facilitato l’iter in questione, diversi indiani fungevano da intermediari per il reclutamento dei connazionali.

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