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Cronaca Aprilia

“L’invasione di Aprilia”, criminalità organizzata nella città pontina

L'inchiesta di Roberto Galullo del "Sole 24 ore": "Nel comune si smuoverebbero i maggiori appetiti di camorra e 'ndrangheta che hanno raggiunto la pace nel nome degli affari"

Aprilia nuova città della criminalità organizzata. La rivelazione è di quelle che non ti aspetti e che lasciano a bocca aperta. A farla Roberto Galullo che, nella sua inchiesta “L’invasione di Aprilia” del “Sole 24 ore” di qualche giorno fa, parla del comune pontino come della città dove camorra e mafia, in silenzio e in sordina, stanno prendendo sempre più piede.

“A nord di Gomorra c'è un nome che non ti aspetti: Aprilia, in provincia di Latina ma a soli 40 chilometri da Roma. Da queste parti le mafie corrono più veloci delle omonime moto e non hanno bisogno di due ruote. A loro basta il cemento” si legge nell'inchiesta. E proprio il cemento, l’edilizia, secondo Galullo, sarebbe alla base di un giro di riciclaggio di denaro sporco che avrebbe arricchito tutti i clan che ormai in pianta stabile hanno preso possesso della città.

Famiglie mafiose che per la prima volta anno messo piede ad Aprilia intorno agli anni Sessanta quando Frank Coppola 'tre dita', leggendario boss siciliano braccio destro di Lucky Luciano, veniva a curarsi ad Aprilia negli anni Sessanta. Doveva fare pochi passi: era in confino a Pomezia. “Il suo arrivo fu l'inizio della fine – si legge nel dossier di Galullo -. Ad Aprilia e in tutta la provincia di Latina vennero spediti negli anni i Casalesi, i boss di camorra delle famiglie La Torre, Alfieri, Moccia. E con loro arrivarono i Bardellino, ancora attivi, gli Schiavone e via di questo passo”.

"Fu poi la volta delle famiglie di 'ndrangheta - racconta ancora Galullo -: Tripodo, Pesce, Bellocco, Alvaro, Cangemi e così via. Oggi le cosche mafiose presenti sono almeno venti ma il calcolo è per difetto. Tutta la provincia, per il suo inatteso sviluppo economico e sociale, è sotto tiro delle mafie. Gli attentati e le intimidazioni contro imprenditori e commercianti, viaggiano al ritmo di due al giorno. Quelli contro le istituzioni si sprecano e omertà è la nuova parola d'ordine in questa ex oasi felice dell'Agro Pontino bonificata 75 anni fa dalla solerzia e dalla dedizione di mani friulane, venete ed emiliano-romagnole".

Nell’inchiesta si fa anche riferimento alle parole pronunciate dall’ex questore di Latina Nicolò D’Angelo durante una seduta della Commissione parlamentare del 25 maggio 2010 sulle attività illecite connesse al traffico nel Lazio. “Credo che il problema riguardi la speculazione edilizia - aveva affermato D'Angelo nella circostanza - e in particolare immobiliare. Dobbiamo fare i conti della spesa e capire quali sono le aziende e qual è l'indotto attraverso il quale, dal punto di vista economico, una città o una provincia sale di livello. Lì non ci sono grandi aziende o un grosso indotto economico ma la guerra del mattone. Alla fine sono queste le cose che contano. Noi abbiamo monitorato attentamente le famiglie”.

Quindi la criminalità, che la fa da padrona nel “Sud Pontino, ha ormai disteso i suoi tentacoli in tutta la provincia pontina, così come in tutto il territorio del Lazio dove in silenzio e in maniera subdola le infiltrazioni mafiose trovano un terreno particolarmente interessante ed alquanto coltivabile.

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