L'accordo dei Ciarelli con la mafia per bloccare le mire dei Casalesi su Latina
Dalle rivelazioni dei collaboratori emerge l'intesa stretta con il clan siciliano dei Lo Piccolo per mantenere il controllo delle attività illecite nel capoluogo
La fama criminale della famiglia Ciarelli andava oltre i confini del capoluogo pontino arrivando fino in Sicilia. Secondo le rivelazioni di uno dei collaboratori di giustizia infatti il gruppo di Campo Boario era riuscito addirittura a stringere un accordo con il clan Lo Piccolo per fronteggiare e bloccare l'espansione dei Casalesi a Latina.
Questi ultimi nel 1996 avevano provato a raggiungere un accordo attraverso Ettore Mendico che si era presentato a casa di Carmine Ciarelli per il tramite a Latina di Matteo Baldascini che aveva dato appoggio ai Casalesi. L'obiettivo era che il gruppo di Campo Boario si alleasse con il clan di Francesco Schiavone che aveva delle mire sul capoluogo pontino. Questa proposta non fu accettata e Fur e Luigi Ciarelli, sempre secondo il racconto di Renato Pugliese, andarono a Borgo Carso, dove abitava Baldascini per intimidirlo: spararono un intero caricatore nel tentativo di ucciderlo ma fallirono. Poi andarono addirittura a denunciare i Casalesi.
Nel frattempo Carmine Ciarelli chiese l'Intercessione della famiglia mafiosa Lo Piccolo di Palermo per bloccare le mire espansionistiche dei Casalesi sul territorio pontino, mediazione che andò a buon fine. “La famiglia Ciarelli – ha raccontato il pentito ai magistrati della Dda - diede ospitalità a Latina per circa un anno a due latitanti della famiglia nel 1994 o 1995”.
Tale alleanza palesa, secondo gli investigatori, come la famiglia Ciarelli fosse considerata e rispettata anche da altri clan tanto da essere riuscita “a mantenere il controllo della città rispetto al tentativo di altri gruppi mafiosi di fagocitare il territorio, monopolizzandone le attività illecite”.