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i dettagli dell'inchiesta della Dda

Arresti nel clan Ciarelli: la protezione offerta in carcere ai detenuti in cambio di soldi

Nelle carte dell'inchiesta anche l'occupazione abusiva dell'appartamento di proprietà di un avvocato di Latina

Una nuova pagina di omertà e silenzi delle vittime, di assoggettamento al potere mafioso del clan, di ritorsioni e minacce. Le lunghe pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Simona Calegari, che ha portato ad altri 15 arresti in una nuova operazione contro le famiglie Ciarelli e Di Silvio, ricostruiscono il controllo del territorio da parte dei rom ricostruendo gli scenari entro cui è maturata la guerra criminale del 2010 e nuovi fatti relativi ad epoche più recenti. Certo è che il potere e i metodi del clan non erano stati minimamente scalfiti dallo stato di detenzione di gran parte dei suoi componenti e proprio dal carcere il gruppo offriva protezione ad altri detenuti in cambio di denaro e favori.

Era accaduto anche a Fabrizio Colletti, figlio di Paola Cavicchi, arrestato nell'operazione Arpalo, che aveva trascorso diversi mesi nella casa circondariale di Latina dove aveva incontrato Roberto Ciarelli e Matteo Ciaravino, entrambi arrestati anche nell'operazione condotta ieri dalla squadra mobile. In cambio della protezione offerta al detenuto i due chiedevano favori, in particolare generi alimentari e tabacchi che, a loro dire, non avevano la possibilità di acquistare. In tal modo assicuravano a Colletti l'incolumità da violenze, minacce e vessazioni nell'ambiente carcerario. Dopo la scarcerazione Colletti aveva poi ricevuto in diverse occasioni la visita dei due esponenti della famiglia rom che, lamentando ancora difficoltà economiche, si facevano consegnare a titolo estorsivo diverse piccole somme di denaro in tempi diversi, sia nel corso del 2019 che nel 2020, richieste a cui l'avvocato aveva acconsentito proprio per non avere problemi in seguito. Lo stesso collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto nel corso di un interrogatorio con gli inquirenti aveva raccontato: "La famiglia Ciarelli ha avuto sempre un grande peso all'interno delle case circondariali. lo per esempio nel 2018, quando ero detenuto presso la casa circondariale di Latina mandai un ragazzo di cui non ricordo il nome a dare fastidlo a Fabrizio Colletti che era stato arrestato in una operazione insieme a Pasquale Maietta. Gli ho fatto mettere paura per ottenere denaro per la protezione. Nella mia cella c'erano anche Roberto Ciarelli e Matteo Ciaravino. Mio cognato era a conoscenza di quanto facevo ma non ha partecipato, parlai soltanto io e dissi a Colletti che doveva acquistare la mia protezione. Non c'era bisogno di spendere il nome dei Ciarelli perché si sapeva che comandavamo noi e che dietro di me c'era tutta la famiglia". E ancora: "Gli garantii protezione a fronte di un contributo economico. Il mio obiettivo era arrivare a Pasquale Maietta".

C'è poi un altro episodio citato nelle carte dell'ordinanza e fa riferimento a un altro avvocato del capoluogo, proprietario di un appartamento di via Milazzo, a Latina, che era stato affittato a Manuel Agresti e alla compagna. Ma all'interno si erano stabiliti invece Roberto Ciarelli e sua madre Rosaria, senza pagare l'affitto. Il professionista cercò di farli allontanare e di liberare l'immobile ma per tutta risposta Roberto Ciarelli, impugnando un coltello, lo minacciò: "Devi stare vicino a me, quando arrivano i poliziotti li scanno e poi scanno pure a te, non ci metto nulla a darti una bomba in faccia".

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