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Cronaca

Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati si dimette: protesta contro il presidente del Tribunale

Undici componenti lasciano per incompatibilità ambientale e chiedono un'ispezione del Ministero e del Csm

Dimissioni irrevocabili e una richiesta al Ministero di giustizia di ispezione presso il Tribunale di Latina oltre che al Csm affinché verifichi una eventuale incompatibilità ambientale del presidente del Palazzo di Giustizia Caterina Chiaravalloti  con l’istituzione forense pontina. Questo l’atto con il quale il Consiglio dell’Ordine degli avvocati ha deciso di accendere i riflettori su una vera e propria guerra che si trascina  ormai da oltre un anno e di un rapporto ormai al limite che non è stato possibile ricucire.

Il presidente Giovanni Lauretti e altri dieci consiglieri sui quindici che comnpongono l’organismo – Angelo Farau, Pietro De Angelis, Antonella Ciccarese, Anna Maria Giannantonio, Aldo Panico, Simone Rinaldi, Maria Cristina Sepe, Alfredo Soldera e Patrizia Soscia – si sono dimessi “costretti – scrivono – a prendere atto del costante tentativo di svilimento e delegittimazione totale della propria funzione e conseguentemente a denunciare la situazione di grave ed evidente incompatibilità ambientale determinatasi tra Presidenza del Tribunale e istituzione forense”. Lauretti nel corso di una conferenza stampa convocata per raccontare come si è arrivati a tale decisione estrema parla di “un atteggiamento di assoluta chiusura da parte della Chiaravalloti che non ci ha neppure invitati alle cerimonie di insediamento dei nuovi magistrati e del nuovo Procuratore della Repubblica”.

Sgarbi istituzionali che si sono andati accavallando nel tempo e che hanno subito una accelerazione a partire da aprile di quest’anno. All’origine di tutto la richiesta di trasparenza negli incarichi professionali da parte del Tribunale, richiesta che non è stata accolta completamente visto che ne sono stati pubblicati sul sito soltanto una parte e mancano quelli degli arbitrati e della volontaria giurisdizione rimasti coperti da segreto: proprio quelli che vengono assegnati da un giudice monocratico e non da un collegio come avviene ad esempio per il fallimentare. E poi c’è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, uno ‘sfregio’ Personale proprio al presidente dell’Ordine che era stato nominato come legale di parte civile dai due curatori del fallimento del Latina Calcio presenti nel processo Arpalo.  A luglio, con decisione presa in camera di consiglio, a Loreti e Pietricola è stato revocato l’incarico, atto che ha portato alla revoca della nominba di Lauretti da parte dei nuovi curatori: Bernardino Quattrociocchi e Michele Onorato.  E non solo. Perché il Tribunale ha anche revocato tre incarichi ad un altro consigliere dell’Ordine, Maria Luisa Tomassini, incarichi assegnati otto anni fa quindi prima della sua elezione nell’organismo forense. “Questo è davvero un attacco frontale all’avvocatura – aggiunge Lauretti – e in assenza di soluzioni era necessario adottare una soluzione forte. Il mio incarico come legale di parte civile per il Latina Calcio non ha alcun elemento di incompatibilità come aveva del resto certificato un magistrato nel momento in cui mi è stato conferito”. Gli avvocati, che stanno peraltro raccogliendo la solidarietà degli organismo forensi da tutta Italia, hanno chiesto quindi una ispezione del Ministero in piazza Buozzi e una verifica sulla compatibilità ambientale della Chiaravalloti al Csm e al Consiglio giudiziario.

Nel frattempo sarà nominato un commissario che traghetterà l’Ordine di Latina verso le nuove elezioni a gennaio.

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