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Cronaca

Braccianti sfruttati, i titolari dell'azienda De Pasquale a giudizio per caporalato

I due coniugi e altri tre familiari, destinatari di misure cautelari nell'ambito dell'inchiesta della Procura, sono accusati di sfruttamento del lavoro

Si è chiusa con cinque rinvii a giudizio l’udienza preliminare a carico dei titolari di due aziende agricole arrestati ad aprile dello scorso anno con l’accusa di intermediazione illecita allo sfruttamento del lavoro e violazioni del testo unico degli stranieri in materia di lavoro. Questa mattina il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Pierpaolo Bortone ha rinviato a giudizio Luciano De Pasquale e la moglie Roberta Albarello, Mariano, Lucia e Annunziata De Pasquale per caporalato e sfruttamento del lavoro.

La prima udienza del processo è fissata per il 19 settembre prossimo davanti al giudice monocratico Maria Assunta Fosso.

Dall'indagine condotta dalla Squadra mobile di Latina e dal commissariato di Fondi era emersa nelle aziende della famiglia De Pasquale una delle quali si trova a borgo Faiti una situazione di sfruttamento dei braccianti impiegati, in gran parte indiani ma anche provenienti dall'Est Europa e italiani, obbligati a turni di lavoro anche di 10 ore e costretti a raggiungere i campi viaggiando ammassati a bordo di furgoni delle aziende. I servizi di osservazione e le testimonianze dei lavoratori hanno consentito di ricostruire il clima di sottomissione a cui i lavoratori erano costretti per via del loro stato di bisogno. Ad osservare e controllare costantemente il loro lavoro erano gli altri tre indagati, familiari dei coniugi finiti agli arresti, che non esitavano a ricorrere a minacce di licenziamento per rendere la manodopera più produttiva.

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