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Cronaca

Estorsioni con metodo mafioso, a settembre il processo alla Cetrone e al clan di Armando Di Silvio

L'ex consigliera regionale è accusata di avere utilizzato il gruppo di Campo Boario per la sua campagna elettorale a Terracina

Inizierà il 15 settembre prossimo davanti al Tribunale di Latina il processo all’ex consigliera regionale Gina Cetrone, all’ex marito Umberto Pagliaroli, a Armando Lallà Di Silvio e ai figli Gianluca e Samuele chiamati a rispondere a vario titolo a vario titolo di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, con l’aggravante del metodo mafioso.

La Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato l’operazione ‘Scheggia’ che aveva portato agli arresti dei cinque nel gennaio scorso, ha chiesto e ottenuto che il processo si celebri con il rito immediato senza il passaggio in udienza preliminare, allo stato degli elementi raccolti. Nel frattempo la Cetrone, assistita dall'avvocato Lorenzo Magnarelli, è stata liberata dagli arresti domiciliari dal Tribunale del Riesame.

A raccontare come l’ex consigliera regionale aveva utilizzato alcuni esponenti del clan di Campo Boario per la sua campagna elettorale alle amministrative di Terracina del 2016 sono stati i due collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese i quali hanno spiegato con dovizia di particolari i sistemi utilizzati per l’attacchinaggio e il denaro versato dalla Cetrone sia per i manifesti che per l’acquisto di voti. Tra l’esponente del centrodestra e il clan vi sarebbe una “vecchia amicizia risalente alle precedenti campagne elettorali di Maietta e Di Giorgi. Circostanze considerate dagli investigatori e anche dai giudici del Riesame ‘fondate’ anche alla luce dei riscontri emersi da alcuni messaggi e intercettazioni telefoniche.

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