rotate-mobile
Cronaca

'Purosangue Ciarelli', in aula il racconto delle vittime di minacce e estorsioni

Il processo a nove componenti del clan accusati di episodi di violenza aggravati dal metodo mafioso. Il capo della Mobile: "C'era ostentazione criminale"

Sfilata di testimoni nell’udienza del processo ‘Purosangue Ciarelli’ che vede sul banco degli imputati nove dei quindici esponenti del clan arrestati a giugno dello scorso anno nell’ambito dell’omonima operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Squadra mobile di Latina.

Davanti al Tribunale di Latina presieduto da Gian Luca Soana ci sono Manuel Agresti, Ferdinando Ciarelli detto ‘Macu’, Matteo Ciaravino, Carmine Ciarelli detto Porchettone, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando Furt Ciarelli, il 23enne Ferdinando Ciarelli, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio, moglie di Furt che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario e devono rispondere a vario titolo di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa. 

In aula oggi, martedì 28 marzo, è stato chiamato a ricostruire l’indagine l’allora capo della Mobile Giuseppe Pontecorvo il quale ha ripercorso tutti gli episodi dei quali gli imputati si sono resi responsabili utilizzando anche i moderni strumenti di comunicazione: Facebook in particolare con un account creato ad hoc e denominato appunto ‘Purosangue Ciarelli’. Nel mirino erano finiti imprenditori pontini, commercianti, titolari di locali della zona dei pub e semplici cittadini dai quali gli appartenenti al clan pretendevano denaro anche attraverso versamenti tramite Postepay. Tra le vittime, come ha ricordato Pontecorvo, il proprietario di un negozio di cornici, il titolare di uno stabilimento balneare di Terracina, quello di una birreria della zona della Movida a Latina, il proprietario di una concessionaria di auto, un avvocato nel cui appartamento si erano sistemata a sua insaputa Rosaria Di Silvio mentre il contratto di affitto era stato stipulato da due persone che vivevano altrove. Praticamente nessuno all’epoca delle minacce e delle estorsioni aveva presentato una denuncia per paura delle possibili ritorsioni da parte dei Ciarelli. Soltanto il professionista aveva avviato un'azione giudiziaria per recuperare la disponibilità dell'abitazione a Campo Boario per la quale in un anno erano stati pagati soltanto tre mensilità, come ha raccontato ieri in aula, mentre gli altri hanno preferito il silenzio. E ancora il caso di una vittima di estorsione aggredita mentre era detenuta nel carcere di Cassino ai cui danni l'estorsione è proseguita anche una volta scarcerata. Poi il titolare del pub al quale Ciaravino disse "Non sai chi sono io" mentre Marco Ciarelli aggiungeva "Fai attenzione o ti diamo fuco all'attività".

"C'era una ostentazione criminale - ha sottolineato il dirigente della Mobile - che abbiamo ricostruito grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia partendo dalla precedente inchiesta 'Caronte".

Si torna in aula il 23 maggio quando saranno ascoltati alcuni degli investigatori e altre due vittime del gruppo.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

'Purosangue Ciarelli', in aula il racconto delle vittime di minacce e estorsioni

LatinaToday è in caricamento