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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Criminalità organizzata, i clan in politica non per guadagnare soldi ma potere

La relazione della Commissione parlamentare antimafia racconta gli insediamenti criminali sul territorio, dai Di Silvio alla 'ndrangheta

“Un territorio con elevato livello di infiltrazione delle mafie tradizionali e caratterizzato comunque anche da sodalizi autoctoni”. La Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie racconta così la provincia di Latina nella relazione depositata pochi giorni fa, un racconto che si basa sulle indagini portate avanti da un pool di magistrati costituito appositamente all’interno della Direzione distrettuale antimafia proprio per la necessità e l’urgenza di una efficace azione di contrasto alle organizzazioni criminali.

“La presenza di criminalità organizzata di tipo mafioso – si legge nel documento - risulta già accertata da tempo, come attestano le sentenze ormai definitive che hanno riconosciuto l’insediamento della ‘ndrangheta nella zona di Fondi con il clan Tripodo, e della ‘ndrina calabrese dei Gallace nella zona di Anzio e Nettuno ed è stato possibile accertare la presenza a Latina della famiglia della ‘ndrangheta dei Crupi”. A questi gruppi si è aggiunto il sodalizio dei Di Silvio le cui condotte appaiono comunque tipiche delle associazioni mafiose e che hanno messo in campo condotte “il cui fine non è quello di conseguire un arricchimento quanto piuttosto di rimarcare il potere criminale sul territorio”. Ecco quindi le estorsioni a danno di avvocati e commercianti e il compimento di azioni di “condizionamento di attività economiche, attività di tipo predatorio, estorsioni, usura oltre alla creazione di rapporti con la politica e la pubblica amministrazione”.

Ed è proprio a quest'ultimo aspetto dell'attività del clan Di Silvio che la Commissione antimafia dedica un passaggio dettagliato ricostruendo attraverso il racconto di alcuni collaboratori di gistizia il ruolo del gruppo nelle elezioni politiche del 2013, quelle amministrative di Latina del 2011 e 2016 e quelle di Terracina sempre nel 2016. "Il clan Di Silvio destinava alcuni suoi uomini alle campagne elettorali con un prezzario riferito a servizi di attacchinaggio e vigilanza dei manifesti affissi oltre ad una serie di altri servizi collegati alla campagna elettorale". Ma l'utilità di queste attività non era tanto di tipo economico ma aveva come obiettivo quello di costruire un rapporto "che arriva anche all'aito e all'agevolazione dell'imprenditore di riferimento del clan". In definitiva serviva a consolidare il potere del gruppo criminale su lterritorio.
 

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