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Cronaca

Concorso Asl truccato, il gip: "Moscardelli potrebbe avere fatto pressioni anche in quello successivo"

Nell'ordinanza cautelare a carico dell'esponente politico tutti i messaggi scambiati con Rainone per far passare i 'suoi' candidati

Ci sono decine di messaggi via Whatsapp riprodotti all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha colpito Claudio Rainone e Claudio Moscardelli nell’ambito dell’indagine sul concorso Asl coordinata dai sostituti procuratori Carlo Lasperanza e Valerio De Luca.

Messaggi con i quali l’ormai ex segretario provinciale del Partito Democratico sollecitava l’allora dirigente della Asl e presidente della Commissione di esame affinchè alcuni candidati superassero le prove. Il tutto con la promessa di sponsorizzare presso la Regione Lazio la sua nomina a direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria. Un sistema andato a buon fine visto che i due partecipanti – Giuseppe Tomao e Matteo Di Domenico – alla fine sono stati assunti e oggi sono in servizio presso l’Azienda sanitaria locale. È stato lo stesso Moscardelli ad inviare, sempre tramite cellulare, i numeri di telefono di entrambi a Rainone che li ha chiamati la sera prima della prova orale per concordare le domande che avrebbe posto loro la mattina successiva.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare che vede entrambi accusati di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, nel motivare la misura degli arresti domiciliari sottolinea come Moscardelli sia nelle condizioni di “inquinare le acquisizioni probatorie contattando e concordando versioni di comodo con altri soggetti che possa aver favorito nel concorso da 23 posti ma soprattutto in quello successivo. Sussiste inoltre – scrive ancora il gip – il pericolo di reiterazione di medesime condotte alla luce del fatto che il ruolo di esponente politico di primo piano è stata occasione per Moscardelli di farsi intermediario con modalità illecite raccogliendo istanze da vari soggetti e accontentandole con modalità clientelari e corruttive. Modalità – conclude Cario – che non appare inverosimile sia stata replicata in altri dei numerosi contesti di dirigenza sanitaria attraversati dalla sua attività politica”.  

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