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Cronaca

Crisi economica, i sindacati: "Ora serve un nuovo modello di sviluppo condiviso"

La proposta dei segretari di Cgil, Cisl e Uil per ripartire attraverso una task force tra parti sociali e istituzioni

Un nuovo modello di sviluppo che includa un sistema di welfare più forte, maggiormente rispettoso dei diritti di cittadini e pensionati e attento a due categorie: donne e giovani. Questa la base di proposta delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil  per rilanciare l’economia pontina dopo la crisi provocata dal Covid. I segretari generali nel corso di una riunione hanno ragionato sulle enormi difficoltà prodotte dall’emergenza sanitaria, sia in riferimento alla tenuta del sistema economico e produttivo della provincia che sull’aggravarsi degli aspetti sociali da questa ingenerati. “Appare palese – spiegano Anselmo Briganti, Roberto Cecere e Luigi Garullo - quanto la crisi inciderà su interi comparti produttivi che in passato hanno determinato i fattori di crescita dell’economia come ad esempio il turismo e il suo indotto, il sistema portuale, il settore alberghiero e della ristorazione mentre ha aggravato la crisi strutturale di settori già in grave difficoltà quali l’edilizia e l’artigianato. Anche settori apparentemente più solidi quali il chimico/farmaceutico o l'agroalimentare hanno vaste possibilità di sviluppo, basti pensare alla necessità di superare la mera produzione per affrontare decisamente anche l’aspetto della ricerca, immaginando uno stretto rapporto tra i laboratori e il mondo accademico per creare veri Poli Universitari che incentiverebbero una formativa alternativa per i giovani”.

Cgil, Cisl e Uil sottolineano inoltre la necessità di debellare piaga del caporalato e dello sfruttamento intensivo, irregolare e sottopagato di parte della manodopera che determinano sul mercato concorrenza sleale soprattutto nel settore agricolo. “E’  indispensabile mutare la cultura organizzativa e logistica investendo su un modello a filiera delle produzioni e delle aziende che privilegi le attività locali e permetta la valorizzazione delle risorse e la loro crescita in loco. In sintesi – spiegano i segretari – ma è altrettanto urgente agire nei confronti delle tante fragilità e incongruenze del nostro territorio. In un modo o nell’altro arriveranno risorse finanziarie provenienti dall’Europa o dallo Stato e sarà determinante la capacità delle Regioni e dei Comuni di mettere a frutto i finanziamenti. Noi pensiamo ad un Piano organico e condiviso di rilancio dell’economia e dell’occupazione, ad interventi più robusti e articolati che garantiscano tenuta e coesione sociale, ma anche ad una rimodulazione dei tributi locali a beneficio di cittadini, pensionati, lavoratori e imprese. Per riavviare l’economia è necessaria, innanzitutto, una profonda opera di semplificazione e sburocratizzazione delle procedure ed è necessario sviluppare le tante vocazioni del territorio, modernizzando tecnologie e metodi organizzativi verso un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla green economy. Una delle principali vocazioni del nostro territorio è innegabilmente nel turismo. Turismo balneare con le nostre coste e spiagge e sulle molteplici località di immenso fascino artistico e paesaggistico. La risorsa costituita dal nostro mare è da troppo sottovalutata mentre il corredo di attività che compongono l’Economia del Mare rappresenta un’opportunità importante per la crescita, anche occupazionale a cui va aggiunto il turismo collinare e montano con i tanti storici Comuni e Borghi, con le eccellenze enogastronomiche e la spettacolarità dei Lepini e degli Aurunci con la potenziale offerta di percorsi nel verde, trekking e discipline sportive estreme.

Anselmo Briganti, Roberto Cecere e Luigi Garullo sottolineano la necessità  di una “regia unica” che metta insieme parti sociali e istituzioni, costruendo una task force per l’economia e il lavoro capace di creare le condizioni per un organico Piano per il lavoro e lo sviluppo che attraverso nuova e qualificata occupazione liberi la provincia di Latina dalle pastoie della crisi.

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