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Cronaca

Deposito rifiuti radiattivi, non ci sono aree idonee in provincia di Latina

Pubblicata la Carta dei siti potenzialmente adatti a conservare in via definitiva i rifiuti italiani di bassa e media attività

L’intera provincia di Latina non offre aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. E’ quanto emerge dalla CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee) pubblicata oggi con la quale si fa un ulteriore e sostanziale passo avanti nella ricerca del sito che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. Tra le 67  aree individuate sull’intero territorio nazionale 22 sono nel Lazio e tutte in provincia di Viterbo: Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, Montalto di Castro 1, Montalto di Castro2, Canino1,Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania, Canino-Montalto di Castro1, Canino 2, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1,Arlena di Castro-Tuscania2, Canino-Montalto di Castro 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese, Corchiano.


Il deposito nazionale e il Parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. È quello che si evince dalla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee e dei documenti correlati, così come spiega il ministero dell’Ambiente. Il deposito avrà «una struttura a matrioska»; all’interno ci saranno «90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle», in cui «verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati». In totale saranno «circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività» a essere ospitati.


“Dopo 6 anni di imperdonabili ritardi – sottolinea Legambiente Lazio - è il momento della condivisione e partecipazione. Serve un cambio di passo per trovare una corretta destinazione per i rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, mentre per quelle ad alta intensità serve un deposito europeo. Lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti radioattivi è fondamentale per mettere la parola fine alla stagione del nucleare italiano e per gestire i rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca che produciamo ancora oggi. Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità”.

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