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Cronaca

Trattamento degradante in carcere, accolto il ricorso di Carmine Di Silvio

La decisione del Tribunale di sorveglianza di Padova riguarda la detenzione a Latina, respinta invece analoga istanza per altre cinque case circondariali

Carmine Di Silvio subì un trattamento disumano e degradante quando era detenuto nel carcere di Latina. Il tribunale di sorveglianza di Padova ha parzialmente accolto il reclamo presentato dal legale dell’imputato, l’avvocato Antonino Castorina del foro di Reggio Calabria, con riferimento al sovraffollamento carcerario. Carmine Di Silvio, 49 anni, fratello di Giuseppe detto Romolo, arrestato nell’ambito dell’operazione ‘Lince’ ed attualmente imputato nel procedimento ‘Scarface’ davanti al gup del Tribunale di Roma, oggi è detenuto presso la casa circondariale di Rovigo e la sua difesa aveva chiesto l’accoglimento di una serie di situazioni pregiudizievoli che avrebbe subito a causa delle condizioni presenti nei vari carceri in cui è stato ristretto.

Nell’ordinanza a firma del magistrato di sorveglianza tuttavia sono state accolte solo parzialmente le richieste del Di Silvio e specificatamente riguardo la detenzione patita a Latina e solo per sette giorni. Viene specificato da parte del magistrato di sorveglianza che per la detenzione nella casa circondariale di via Aspromonte per sette giorni ci sia stato un trattamento “disumano e degradante”. Sono invece state respinte le richieste della difesa in relazione a quanto avrebbe patito il detenuto nelle carceri di Velletri, Rebibbia, Napoli, Benevento e Secondigliano.

Carmine Di Silvio fu arrestato il 12 agosto del 2010 nell'ambito dell'operazione ‘Lince’, una delle inchieste avviate dalla Squadra Mobile dell’ambito della guerra criminale che si era scatenata nel capoluogo pontini a gennaio di quell’anno, poi il suo nome è finito anche nel processo Caronte che ha visto i vertici dei clan rom condannati in via definitiva per associazione per delinquere.
Sono due i procedimenti penali, tutti e due conclusi in via definitiva, che Carmine Di Silvio voleva unificare nella medesima strategia criminale, vale a dire la condanna per i tentati omicidi di Gianfranco Fiori e Maurizio Santucci del 22 maggio e 6 giugno 2010 da un lato, dall'altro per due sequestri di persona con estorsioni e lesioni consumati tra il 20 e il 30 giugno dello stesso anno.

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