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Cronaca

'Dirty Glass', la difesa chiede che il processo si celebri in quattro Tribunali diversi

Nella prima udienza a Roma sollevata l'eccezione di incompetenza territoriale per Luciano Iannotta, De Gregoris e gli altri 9 imputati

Colpo di scena nel processo ‘Dirty Glass’ che si è aperto questa mattina davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Roma. La difesa di Luciano Iannotta, ex presidente del Terracina Calcio ed ex presidente provinciale di Confartigianato, dell’imprenditore Luigi De Gregoris, Pasquale Pirolo, Natan Altomare, del colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, del carabiniere Michele Lettieri Carfora, dell’imprenditore di Latina Franco Cifra, di Antonio e Gennaro Festa, Thomas Iannotta e Pio Taiani ha sollevato una eccezione sulla competenza territoriale dell’organo giudicante chiedendo che a giudicare i diversi reati dei quali sono accusati gli imputati – reati materia fiscale e tributaria, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo al sistema informatico, rilevazioni di segreto d'ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d'asta, sequestro di persona, detenzione e porto d'armi da fuoco – siano i Tribunali dove tali reati sono stati commessi vale a dire Roma, Latina, Benevento e Civitavecchia.

Da parte dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale Antimafia che ha condotto le indagini - Claudio De Lazzaro, Luigia Spinelli e Barbara Zuin – è arrivata invece la richiesta di trattare l’intero procedimento presso il foro di Latina. I giudici si sono riservati di decidere ed hanno aggiornato all’udienza del 9 aprile prossimo quando renderanno nota la loro decisione.

L’inchiesta a settembre dello scorso anno aveva portato all’arresto degli undici imputati che, attraverso una rete di relazioni gestivano le proprie attività commerciali realizzando profitti illeciti derivanti dall'acquisizione di beni distratti da società commerciali in dissesto, dalla turbativa di procedimenti di esecuzione e da attività di riciclaggio di proventi di attività delittuose. Il tutto anche grazie ad alcuni soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione che si occupavano di acquisire informazioni coperte da segreto d'ufficio e occultare le imprese criminali da eventuali indagini di polizia giudiziaria.

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