Medico sospeso per droga, l'Icot: "Offesa l'onorabilità della struttura, ci costituiremo parte civile"
Prende la parola il presidente del gruppo Giomi Miraglia, insieme ai direttori della struttura, dopo l'inchiesta della guardia di finanza che ha fatto emergere consumo di stupefacenti fra gli operatori
L'inchiesta della guardia di finanza di Latina che nei giorni scorsi ha portato alla sospensione di un medico ortopedico per droga ha inevitabilmente scosso l'ospedale Icot che ora, per voce del presidente del gruppo Giomi Emmanuel Miraglia, prende la parola per alcune precisazioni sull'accaduto. Insieme al presidente del gruppo ci sono il direttore sanitario Angelo Boumis, il direttore d'istituto Giancarlo De Marinis e il direttore amministrativo della struttura Roberto Ciceroni.
"Nel nostro comprensorio - spiega subito Miraglia - ci sono circa mille operatori, fra medici, infermieri e operatori sanitari. L'inchiesta riguarda però, per quello che noi sappiamo, soltanto un medico per il quale è stato emesso un provvedimento. A questa ordinanza del giudice noi abbiamo prontamente dato riscontro provvedendo a sospendere dal servizio questo dottore per la durata di un anno. Altri provvedimenti che riguardano altri professionisti, medici o infermieri, non ci sono stati notificati e non li conosciamo. Ma ribadiamo che, laddove questa indagine dovesse proseguire e coinvolgere altri professionisti, ci costituiremo parte civile, perché il danno di immagine provocato da questo episodio è per noi grave. Qui abbiamo 10 sale operatorie, facciamo decine di interventi al giorno e l'immagine del nostro istituto, così come è stata rappresentata in alcuni casi, lede il prestigio e l'onorabilità di tutti i medici che lavorano dalla mattina alla sera. Abbiamo da cinquant'anni un pronto soccorso traumatologico - continua il presidente - abbiamo qualità e risultati importanti, siamo ai vertici nella regione per il trattamento di pazienti fragili nelle 48 0re per le fratture del femore. Qui ci sono corsi di laurea e specializzazione, un centro dialisi, una Rsa, ambulatori e centinaia di professionisti".
Difficile dunque, secondo i vertici dell'Icot, che qualcuno potesse sapere o immaginare i particolari emersi nelle carte dell'inchiesta della guardia di finanza. Ma c'è di più. L'azienda, oltre a non essere stata coinvolta nell'attività di indagine coordinata dalla procura e a non essere in possesso di nessun'altra informazione ufficiale, non può prendere alcun provvedimento nei confronti di eventuali altri assuntori fra i dipendenti e gli operatori dell'ospedale: "Non è previsto dalla legge - precisa Miraglia - anzi è vietato. Noi abbiamo anche fatto un interpello per capire se, alla luce di queste notizie, ci fosse la possibilità di intervenire da parte nostra. Non è possibile però in nessuna azienda italiana sottoporre i dipendenti a questo tipo di controllo. L'inchiesta dunque riguarda un medico assistente, il controllo è assoluto nella nostra organizzazione. E i nostri risultati devono garantire massima tranquillità ai pazienti che si rivolgono a noi".
L'Icot precisa inoltre che l'operatore già arrestato nel 2021, Renato Gargiulo, in servizio come portantino, trovato in possesso di stupefacente nel suo armadietto dell'ospedale, su ordine della magistratura è tornato in servizio: si trova agli arresti domiciliari ma il magistrato ha concesso il permesso di recarsi al lavoro in alcuni precisi orari della giornata.