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L'inchiesta della finanza

Droga fra gli operatori dell'Icot: nel 2021 i primi arresti in flagranza di reato

I risvolti dell'indagini della guardia di finanza. Mesi fa era era stato arrestato un portantino che riforniva medici e infermieri di stupefacente. Ieri la misura cautelare di interdizione dall'attività professionale per un professionista

Un giro di droga che coinvolgeva anche camici bianchi dell’Icot, tra medici, infermieri e altri operatori, è stato smascherato da un’indagine condotta dalla guardia di finanza di Latina che ieri ha portato all’esecuzione di due misure cautelari disposte dal gip Giorgia Castriota a carico di un pusher e di un professionista dipendente della struttura. Il primo, Angelo Rigliaco, è finito in carcere ed è considerato dagli inquirenti la figura centrale dell’attività investigativa, fornitore e gestore della droga, capace di organizzare la sua attività attraverso un profilo Instagram e poi scambi di messaggi su Telegram e Whatsapp con i suoi clienti. A carico del medico, L.E. le sue iniziali, invece è scattata la misura dell’interdizione dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di un anno. L’attività del pusher è stata accertata grazie a una lunga serie di intercettazioni ambientali e telefoniche che ricostruiscono i contatti con gli ambienti della droga, con i collaboratori e anche con una fitta rete di clienti. Il medico è risultato essere invece un consumatore che in qualche caso aveva concluso ordinativi “doppi”, anche per conto di un altro professionista in servizio nella struttura sanitaria.

L’indagine, come spiegato dalla Finanza, inizia nel 2020, quando gli investigatori riprendono a seguire i movimenti e i contatti di una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, un uomo già molto noto negli ambienti della criminalità e dello spaccio, che era stato arrestato circa 10 anni prima in una grossa operazione di polizia. Grazie ai pedinamenti l’investigazione si allarga ad altri soggetti e porta ad effettuare alcune perquisizioni domiciliari tra gennaio e febbraio del 2021. Gli accertamenti si concludono con quattro arresti in flagranza di reato, quelli di Marco Barsi, Italo Di Spigna, Paolo Miccio e anche di Renato Gargiulo, quest’ultimo in servizio all’Icot. All’interno del suo armadietto metallico i militari delle Fiamme Gialle trovano 177 grammi di hashish e un bilancino, in casa altro stupefacente, in parte chiuso in una cassetta metallica. Barsi, Gargiulo e Di Spigna vengono anche condannati in abbreviato: i primi due a quattro anni, l’altro a due anni e due mesi. Le conversazioni intercettate dimostrano come Gargiulo, acquistando dagli altri due, vendesse poi la droga a diversi professionisti dell’Icot con i quali emergono frequenti contatti. Fra questi compare anche il medico, oltre a infermieri e altri dipendenti della struttura che risultano ad oggi indagati a piede libero. Gli scambi e i contatti, come riporta la guardia di finanza, avvenivano anche all’interno del nosocomio o nelle immediate vicinanze.

Gli stessi vertici della struttura sanitaria hanno poi denunciato la situazione e ieri hanno ringraziato la procura e la guardia di finanza.

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