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Cronaca

Inchieste Petrus e Astice, l'ispettore penitenziario in lacrime ammette tutto e vuole collaborare

Franco Zinni interrogato nel carcere romano di Rebibbia fa dichiarazioni spontanee. Il collega Gianni Tramentozzi invece resta in silenzio

Nuovo giro di interrogatori in carcere questa mattina per alcune delle persone indagate nell’ambito delle inchieste ‘Petrus’ e ‘Astice’. L’unico a parlare è stato Franco Zinni, l’ispettore di polizia penitenziaria in servizio a via Aspromonte accusato di avere preso denaro da alcuni detenuti per facilitare le comunicazioni tra questi e persone esterne, agevolare le richieste di spostamento di cella o addirittura in altre carceri e far entrare oggetti non consentiti, tra i quali sigarette e cibi prelibati all’interno del carcere.

L’uomo, assistito dall’avvocato Amleto Coronella, è stato ascoltato su rogatoria a Rebibbia e ha scelto di rendere spontanee dichiarazioni. Zinni ha ammesso i fatti che gli vengono contestati e ha espresso la volontà di collaborare per fare completa chiarezza su quanto accadeva a via Aspromonte. Il 56enne piange in continuazione e si è dichiarato pentito di avere violato i doveri e la funzione di ispettore di polizia carceraria.

E’ invece rimasto in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere Gianni Tramentozzi, l’altro agente penitenziario coinvolto nell’inchiesta e accusato di avere introdotto sostanze stupefacenti a via Aspromonte e avere tenuto contatti all’esterno con spacciatori per conto di alcuni detenuti, in particolare Angelo Petrillone, in cambio di cocaina. Anche Tramentozzi, che è difeso dall’avvocato Gianmarco Conca, è detenuto a Rebibbia.

Sono rimasti in silenzio davanti al gip Giuseppe Cario anche Eneida Skendo e Andrea Lazzaro, entrambi ai domiciliari e assistiti dagli avvocati Sandro Marcheselli e Alessia Vita. Sono rimasti in silenzio anche i fratelli Travali, Angelo assistito dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Cardillo Cupo e Salvatore, difeso da Giancarlo Vitelli così come è rimasto in silenzio Massimiliano Del Vecchio, difeso dall’avvocato Maurizio Forte e ascoltato su rogatoria nel carcere di Santa Maria  Capua Vetere.

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