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Il caso

Karibu, interrogatori per gli indagati colpiti dalle misure interdittive

Nei giorni scorsi primi sequestri e misure cautelari a carico dei componenti del consiglio di amministrazione della cooperativa che gestiva in provincia l'accoglienza dei migranti

Interrogatori in tribunale per i destinatari delle misure interdittive scattate nell'ambito dell'inchiesta della procura di Latina sulla gestione dei fondi per l'accoglienza da parte della cooperativa Karibu. Si tratta di Marie Terese Mukamitsindo, di Liliane Murekatete, figlia e compagna del deputato Soumahiro, e di Michel Rukundo, tutti e tre componenti del consiglio di amministrazione di Karibu. Insieme a loro risultano indagati anche Richard Mutangana, Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira, legali rappresentanti dell’associazione di promozione sociale Jambo Africa.

Le misure interdittive riguardano il divieto temporaneo, della durata di un anno, di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttive di persone giuridiche. Accanto a questo sono stati eseguiti sequestri preventivi ai fini della confisca per complessivi 650mila euro. Nella giornata di oggi cominceranno gli interrogatori degli indagati.

Il giudice per le indagini preliminari Molfese decrive nel provvedimento "un collaudato sistema fraudolento fondato sull'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti", che ha riguardato le dichiarazioni relative agli anni dal 2015 al 2019, non solo con la finalità evasiva, inserendo costi non deducibili, ma anche per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale dei richiedenti asilo e rifugiati. Grazie insomma a questo sistema contabile la cooperativa portava in deduzione costi mai effettivamente sostenuti relativi a prestazioni inesistenti, beneficiando di finanziamenti pubblici distratti dalle finalità preposte. Nel corso dell'analisi della documentazione contabile della cooperative sono risultati prelevamenti in contanti e bonifici verso l’estero, che delineano, secondo la procura, una gestione contabile non trasparente. 

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