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Cronaca

Karibu, Liliane Murekatete si difende: "In quel periodo non lavoravo, ero incinta"

La moglie del deputato Soumahoro, la madre Marie Terese Mukamitsindo e Michel Rukundo restano in silenzio dal gip. Lei deposita documentazione

Hanno scelto di non rispondere alle domande del gip Liliane Murekatete, compagna del deputato Soumahoro, la madre Marie Terese Mukamitsindo e Michel Rukundo, tutti e tre componenti del consiglio di amministrazione di Karibu coinvolti nell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Latina sulla gestione dei fondi per l’accoglienza dei richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina da parte della cooperativa.

I tre sono arrivati in Tribunale nella tarda mattinata e sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese per l’interrogatorio di garanzia. In aula era presente anche il sostituto procuratore Giuseppe Miliano, titolare dell’indagine. La Mukamitsindo e il figlio Rukundo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere mentre Liliane Murekatete, assistita dall’avvocato Lorenzo Borrè, pur rimanendo in silenzio ha depositato della documentazione. Si tratta in particolare di alcuni certificati medici relativi al suo stato di gravidanza dell’epoca dei fatti e degli screenshot di alcuni messaggi, finalizzati anche questi a dimostrare come nel periodo oggetto di indagine lei non si è occupata della cooperativa.

La Murekatete all’uscita dal palazzo di giustizia non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma il suo legale ha annunciato che la sua posizione verrà chiarita e saranno fornite risposte adeguate una volta acquisita ed esaminata la documentazione probatoria. L’avvocato ha inoltre reso noto di avere già depositato una istanza al Tribunale del Riesame per contestare le misure interdittive adottate nei confronti della donna che dispongono il divieto temporaneo, della durata di un anno, di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttive di persone giuridiche.

Secondo gli investigatori della Guardia di finanza gli indagati hanno messo in piedi “un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 non solo con la specifica finalità evasiva inserendo in dichiarazione costi non deducibili ma altresì per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale dei richiedenti asilo e rifugiati. 

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