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Cronaca

Operazione Reset, il monopolio dei Travali dal traffico droga alle estorsioni

Le rivelazioni dei pentiti gettano una nuova luce su alcuni fatti di cronaca avvenuti nel capoluogo. Decine di imprenditori e commercianti vittime per anni di estorsioni senza mai denunciare

Scenari inquietanti che partono dall’inchiesta Don’t Touch del 2015 e gettano una nuova luce su alcuni episodi di cronaca avvenuti nel capoluogo negli ultimi cinque anni, aggiungendo fatti nuovi, mai denunciati e mai emersi nelle precedenti indagini. L’operazione Reset, condotta dalla squadra mobile di Latina e coordinata dalla Dda di Roma, ha portato in carcere personaggi molto noti negli ambienti criminali della città, a partire dalla famiglia Travali, con Angelo, Salvatore e Giuseppe, da Gianluca Ciprian, Francesco Viola, Luigi Ciarelli, Costantino Cha Cha Di Silvio, Alessandro Zof.

Operazione Reset: i nomi degli arrestati

Sono 29 in totale gli indagati dell’inchiesta e 19 gli arrestati, a vario titolo accusati di  associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso e omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Scattano arresti e perquisizioni - Il video

Le dichiarazioni dei pentiti Pugliese, Riccardo e Zuppardo

Le indagini costituiscono l’epilogo di un mirato approfondimento investigativo che la Squadra Mobile di Latina, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, sta conducendo nella provincia pontina alla luce delle nuove dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo e di quelle rese nell’ultimo anno da Maurizio Zuppardo.

Il ruolo di rilievo della famiglia Travali negli ambienti criminali

“Reset” è dunque la naturale prosecuzione dell’inchiesta Don’t Touch che nel 2015 aveva svelato le attività criminali dell’organizzazione capeggiata da Cha Cha nei settori dell’usura, dell’estorsione, della detenzione di armi e nello spaccio di sostanze stupefacenti. Ora emergono però nuovi scenari relativi al gruppo capeggiato dalla famiglia Travali che, dopo i Di Silvio, aveva guadagnato uno spazio di tutto rilievo sul territorio arrivando ad acquisire il monopolio del traffico di droga nella città di Latina e nelle piazze di spaccio al di fuori del comune, dotandosi di uomini e armi per intimidire la concorrenza. Un’organizzazione su base familiare gestita, anche dal carcere dai Travali, che si avvaleva di quattro principali fornitori di stupefacente: Gianluca Ciprian per la cocaina proveniente presumibilmente dalla Spagna, Luigi Ciarelli per l’hashish e Valerio Cornici, in società con Alessandro Zof, per la marijuana. A capo dell’organizzazione c’era Angelo Travali, coadiuvato dal fratello Salvatore, mentre Giuseppe si occupava della gestione delle piazze di spaccio e agli altri era affidato il compito di vendere la droga al dettaglio, trasportarla in qualità di corrieri e rifornire le piazze di Latina, Cisterna (di cui si occupava Fabio Benedetti), Sezze (attraverso Ermes Pellerani) e Aprilia (affidata a Cristian Battello).

La gestione degli affari dal carcere

I fratelli Travali, recentemente coinvolti anche nelle inchieste Astice e Petrus condotte dai carabinieri e dalla polizia penitenziaria, con la detenzione in carcere non hanno mai perso il loro potere e hanno anzi proseguito nella gestione dello spaccio anche attraverso la corruzione di pubblici ufficiali per poter godere di particolari privilegi all’interno della casa circondariale.

I metodi mafiosi: minacce e armi per estromettere i concorrenti dello spaccio

La nuova indagine svela poi una lunga serie di atti intimidatori finalizzati a fare fuori dal mercato dello stupefacente altri piccoli gruppi di spacciatori. L’intenzione era quella di imporre il predominio costringendo i concorrenti ad acquistare droga da loro o a pagare consistenti somme di denaro a titolo estorsivo. Ne è un esempio la gambizzazione di un pusher o i danneggiamenti a un’auto e a un esercizio commerciale di un altro spacciatore per intimidire il gruppo e costringerlo ad acquistare la droga da Angelo Travali, a spacciare per lui o a versale 30mila euro. Metodi che, per gli inquirenti, sono “assolutamente sovrapponibili” a quelli delle organizzazioni criminali di matrice mafiosa.

Le estorsioni e il pizzo ai commercianti di Latina

Ma sono decine ancora gli episodi estorsivi risalenti anche al 2015 e mai denunciati da imprenditori e commercianti del capoluogo. L’ordinanza ne ha raccolti e ricostruiti 18 sulla base delle testimonianze e dei racconti avvenuti solo in epoca recente. Per imporre il pizzo,  avere il denaro richiesto e garantirsi il silenzio delle vittime bastava spesso fare esplicito riferimento al clan di appartenenza. Tra gli episodi contestati ci sono prestiti da usura, estorsioni ai più noti imprenditori e commercianti di Latina nei cui negozi gli indagati entravano e acquistavano regolarmente senza pagare (da negozi di abbigliamento ad attività di ristorazione fino ai distributori di carburante), attività di recupero crediti a suon di minacce. Tutti gli indagati, tra cui Francesco Viola, facendo leva sull’appartenenza al clan Cha Cha-Travali, riuscivano ad ottenere la sottomissione e il silenzio di commercianti, professionisti, semplici cittadini e anche tifosi del Latina Calcio, che non hanno mai denunciato nessuno.

La partecipazione nell'omicidio Giuroiu

Le ultime investigazioni hanno inoltre portato alla luce uno scenario inedito dietro all’omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu, cittadino rumeno assassinato a Latina nel marzo del 2014 e per il quale sono stati condannati via definitiva Manuel Ranieri, Mirko Ranieri e Ionut Adrian Ginca. L’omicidio infatti, sebbene pianificato e premeditato dai tre arrestati per ragioni sentimentali, aveva visto la partecipazione di Angelo Travali, che aveva fornito le armi ai fratelli, suoi spacciatori di fiducia, e accettato di fare loro da staffetta con la propria macchina nella fase del rapimento della vittima. Angelo Travali aveva fornito supporto nell’omicidio con una precisa finalità: quella di dimostrare all’esterno la sua forza criminale disponendo di un gran numero di armi e di persone fidelizzate disposte a difenderlo anche nella pianificazione di azioni criminali di maggior rilievo.

Gli arrestati lasciano la questura - Il video

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