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Cronaca

Un arsenale di armi e esplosivi, i pentiti raccontano il potere di fuoco dei Di Silvio

Nelle carte dell’operazione ‘Scarface’ c’è anche il furto di 14 pistole rubate nella villa di un carabiniere a Latina

I Di Silvio disponevano di armi in enormi quantità, un vero arsenale sempre a disposizione per le loro attività criminali e per far valere la loro forza in ogni circostanza. Lo hanno rivelato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma i nuovi collaboratori di giustizia Maurizio Zuppardo, Emilio Pietrobono e Andrea Pradissitto  i cui racconti pieni di dettagli sull’organizzazione del gruppo di Campo Boario hanno consentito di portare a termine l’operazione ‘Scarface’ e di arrestare 33 componenti del clan.

“La famiglia di Giuseppe Di Silvio detto Romolo è un vero e proprio clan – ha raccontato Pradissitto, con un forte legame di parentela essendo il genero di Ferdinando Ciarelli detto Furt -  e ha grande disponibilità di armi”. 

Sulle modalità di acquisizione dell’arsenale uno squarcio lo ha aperto anche Zuppardo rivelando come alcuni componenti del gruppo avessero messo a segno un furto nella villa di un carabinieri collezionista di armi che fruttò 14 pistole di diverso calibro mai ritrovate quindi potenzialmente ancora in uso ai Di Silvio. Il clan aveva d disposizione anche fucili, esplosivi e detonatori di vario genere come ha rivelato Emilio Pietrobono. Una potenza di fuoco per accrescere il potere intimidatorio del clan azzerato all’alba di martedì.

Intanto in questi giorni sono iniziati gli interrogatori degli arrestati

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