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Il processo

"Ottobre rosso", il patrimonio di Tuma in società e ristoranti

Il processo per estorsione e intestazione fittizia di beni vede sul banco degli imputati anche Mantovano e Grenga, suoi prestanome

Nuova udienza davanti al Tribunale di Latina presieduto da Francesco Valentini del processo a carico di Gianluca Tuma, Gino Grenga e Stefano Mantovano arrestati a novembre 2021 nell’ambito dell’inchiesta della Squadra mobile di Latina denominata ‘Ottobre rosso’ con le accuse di estorsione e intestazione fittizia di beni. In aula è stato ascoltato un ispettore della questura che si è occupato degli accertamenti sui conti e le società del settore ristorazione, cinque in tutto, riconducibili a Tuma e sottoposte a sequestro. L’inchiesta aveva preso il via in seguito alla denuncia di un uomo che avrebbe dovuto incassare sul suo conto due assegni, in realtà riconducibili a Tuma, dell'importo complessivo di circa 7mila euro. La persona che li aveva emessi ne aveva chiesto la restituzione e la loro sostituzione con altri due titoli di pari importo, poi risultati protestati e dunque mai effettivamente incassati.

Da quel momento in poi Tuma e Mantovano avevano iniziato a perseguitare il soggetto, chiedendo la restituzione del denaro attraverso ripetute minacce. L’ispettore ha quindi ricostruito le fasi degli accertamenti patrimoniali e societari su Gianluca Tuma che, nonostante fosse destinatario di una misura di sorveglianza speciale che gli vietava di ottenere licenze e autorizzazioni al commercio, gestiva una pizzeria a Latina, un ristorante a Terracina e uno a San Felice Circeo. Il tutto anche grazie agli altri due imputati che fungevano in molti casi da prestanome.

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