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Cronaca

Omicidio di Nadia Bergamini, l'assassino chiede perdono: "Non volevo ucciderla"

Antonino Zappalà, accusato di avere picchiato a morte la suocera invalida, ha rilasciato alcune dichiarazioni davanti alla Corte di assise

Prima udienza oggi davanti alla Corte di assise di Latina del processo a carico di Antonino Salvatore Zappalà, il 45enne accusato di avere ucciso la suocera Nadia Bergamini, 70enne invalida, all'interno di appartamento di via Casorati nella zona del centro Morbella. L'uomo, assistito dall'avvocato Alberto Messina, ha voluto fare spontanee dichiarazioni in apertura del processo e ha ammesso di avere picchiato la donna e di averla poi risistemata sulla sedia a rotelle dove viveva, poi ha chiesto perdono per il suo gesto spiegando che non aveva intenzione di ucciderla.

Poi è stata ascoltata in aula Stefania Cepollaro, ex compagna dell'imputato e figlia della vittima che con la sorella si è costituita parte civile con gli avvocati Antonio Orlacchio e Leonardo Palombi, a raccontato il ritrovamento il 15 gennaio dello scorso anno della madre. Lei era appena rientrata nella casa dove viveva con il compagno, la madre e il padre di Zappalà e la madre era nella sala da pranzo seduta sulla sedia a rotelle “completamente tumefatta, con il labbro spaccato e il volto ricoperto di sangue”. La donna era gravemente ferita e rantolava, ha ricordato, e lei le ha messo dfel giaccio sul volto prima di chiamare il 118 mentre il compagno e il suocero erano nella zona notte dell'appartamento.  Sui rapporti con il compagno la donna ha spiegato che in passato si erano separati per un peiodo per poi tornare insieme e ha aggiunt che con la vittima non c'erano stati particolari contrasti, soltanto piccoli diverbi su questioni futili anche se la madre, ha aggiunto, parlava male con le di Zappalà. "I rapporti tra lei e mio suocero erano buoni" ha aggiunto sottolineando che la richiesta di perdono dell'uomo per lei non ha alcun significato.

L'udienza è stata poi rinviata al 27 marzo prossimo quando in aula saranno ascoltati altri testi citati dal pubblico ministero Marco Giancristofaro.

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