rotate-mobile
Il caso

Processo ‘Scheggia’, la Cetrone nega i rapporti con il clan Di Silvio

L’ex consigliere regionale ascoltata in aula racconta le campagne elettorali dal 2013 al 2016

Parla per oltre tre ore Gina Cetrone, incalzata dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia. Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli. Parla e racconta la politica degli anni dal 2014 al 2016, i rapporti di forza all’interno di Fratelli d’Italia, nega il suo legame con il pentito Agostino Riccardo precisando di averlo visto soltanto poche volte.  L’ex consigliere regionale ieri pomeriggio è stata ascoltata in aula nel processo che la vede imputata con l’ex marito Umberto Pagliaroli, Armando Lallà Di Silvio e il figlio di quest’ultimo Gianluca per estorsione, atti di illecita concorrenza, violenza privata, oltre ad una serie di illeciti nell’ambito della campagna elettorale per le amministrative di Terracina del 2016 con l’aggravante del metodo mafioso.  

La Cetrone racconta di come nel 2013 Giovanni Di Giorgi, allora sindaco di Latina e collega di partito, la chiamò nel suo ufficio in Comune e le disse che per la campagna elettorale per le regionali avrebbe dovuto rivolgersi a Agostino Riccardo, che era la persona a cui tutti chiedevano di occuparsi dell’attacchinaggio di manifesti nel capoluogo pontino. Sia di centro destra che di centro sinistra. “E in effetti – ha spiegato - alcuni ragazzi che avevo contattato nell’area dei Lepini per questo incarico si erano rifiutati di lavorare a Latina proprio perché c’era lui”.

Nega di avere avuto un rapporto diretto e stretto con il collaboratore di giustizia, all’epoca in forza al clan Di Silvio, e fornisce una ricostruzione completamente diversa dell’estorsione messa a segno nei confronti dell’imprenditore abruzzese nei confronti del quale vantava un credito. A dispetto della ricostruzione degli investigatori e di una lunga serie di intercettazioni telefoniche rispetto all’incontro con lui lei dice si sia trattato soltanto di un incontro e nega il viaggio di alcuni componenti del gruppo criminale a Pescara proprio su mandato della Cetrone e del marito. Poi si sofferma sui rapporti all’interno di Fratelli d’Italia, sul ruolo di Pasquale Maietta – che peraltro sarà ascoltato come teste in una delle prossime udienze – e anche sul Latina calcio. “Di Giorgi invitò me e mio marito ad un incontro nell’ufficio di Paola Cavicchi – ha ricordato – dove c’era anche il figlio di lei e ci venne chiesto se volevamo acquistare quote del Latina Calcio ma noi abbiamo risposto di no”. 

“Ma io Riccardo l’ho incontrato poche volte – ha aggiunto - lui prendeva i manifesti e poi andava via. Ho pagato per la stampa e l’affissione di 5mila manifesti e con l’assegno emesso da un avvocato che si occupava della sua campagna elettorale”. Ma intercettazioni e messaggi recuperati dai social raccontano una storia diversa. Si torna in aula il 24 giugno per proseguire con l’esame degli imputati.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Processo ‘Scheggia’, la Cetrone nega i rapporti con il clan Di Silvio

LatinaToday è in caricamento