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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Rapina a mano armata per un debito, una vittima racconta l'irruzione dei Di Silvio

Patatino e il fratello Prosciutto erano entrati nella sua casa per un debito di droga dei figli. La testimonianza davanti al giudice

Ha ricostruito in aula le minacce di due Di Silvio che, pistola alla mano, erano entrati nella sua casa e minacciavano il figlio. E’ la testimonianza di una donna che ieri, in sede di incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota, ha raccontato quanto accaduto il 28 agosto dello scorso anno quando Antonio Di Silvio detto Patatino, figlio di Romolo, aveva fatto irruzione nella sua abitazione in un quartiere popolare di Latina per farsi restituire dei soldi, debito contratto dai figli per droga poi, non avendo ottenuto ciò che aveva chiesto aveva portato via un Ipad, un paio di occhiali da vista, una felpa e un paio di ciabatte.

L’audizione della donna è stata richiesta dal pubblico ministero Marco Giancristofaro, titolare dell’indagine che ha portato in carcere Patataino e il fratello Ferdinando detto Prosciutto per rapina a mano armata: questa testimonianza rappresenta una prova essenziale per il processo e l’accusa ha voluto acquisirla nella fase preliminare per il timore che la vittima per paura non testimoniasse più.

La donna ha ricostruito nel dettaglio quell’episodio raccontando di essere rientrata a casa e di avere trovato i due giovani esponenti del clan di Campo Boario che minacciavano il figlio con la pistola per poi andarsene portando via qualche oggetto. La refurtiva peraltro era stata trovata poche ore dopo dagli agenti della Squadra mobile, a casa di Patatino che era finito in manette mentre il fratello aveva avuto la stessa sorte un mese dopo. Ora la parola passa al pubblico ministero che potrebbe chiedere il rinvio a giudizio dei due Di Silvio, assistiti dagli avvocati Sandro Marcheselli e Luca Melegari, oppure presentare una domanda di rito abbreviato.  

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