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Cronaca

A 36 anni dal divorzio scopre di avere l'epatite C contratta dalla moglie: maxi risarcimento

La donna aveva a sua volta contratto il virus a causa di una trasfusione di sangue infetto. Il legale ha contestato il "danno indiretto"

Contagiato dalla moglie contrae l'epatite C dopo 36 anni dalla separazione. La storia arriva da Latina e il protagonista è un uomo di 82 anni, al quale andrà un maxi risarcimento da quasi 600mila euro. E' quanto ha stabilito il tribunale di Roma con sentenza n.13503 emessa oggi, 19 settembre, che ha condannato il ministero della Salute per trasfusioni di sangue infetto somministrate alla moglie nel 1982.

L'anziamo aveva interrotto da decenni ogni rapporto con la moglie, anche lei di Latina, deceduta 15 anni fa proprio a causa delle conseguenze dell'epatite C contratta durante un ricovero. Archiviato il matrimonio però l'uomo scopre nel 2014 di essere a sua volta positivo al virus Hcv durante esami del sangue di routine. La malattia intanto è progredita trasformandosi in cirrosi e tumore al fegato. Più volte l'anziano si è chiesto cosa potesse averlo contagiato e, rivolgendosi all'avvocato Renato Mattarelli, attraverso informazioni incrociate, ha avviato una complessa ricostruzione della vicenda, resa particolarmente complicata dal fatto che la ex moglie era ormai deceduta. L'anziano ha però scoperto che la donna era morta proprio di cirrosi epatica e che molto probabilmente la malattia era stata conseguenza di un contagio dovuto a trasfusioni di sangue infetto. La moglie era morta portando con sé un segreto che non aveva mai rivelato.

Sulla base delle conoscenze acquisite l'avvocato Mattarelli ha dunque avviato una causa per il "danno indiretto o da rimbalzo": l'uomo non sarebbe mai stato contagiato dalla moglie se la donna non fosse stata a sua volta contagiata dalle trasfusioni del 1982.

A 40 anni dai fatti il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 600mila euro stabilendo che "...non vi è dubbio che, sulla base delle produzioni in atti e degli accertamenti medici d’ufficio, può essere ravvisata sia la sussistenza di un nesso causale tra le trasfusioni e la patologia contratta...sia la conseguente responsabilità del Ministero convenuto. Per quanto attiene alle cause che hanno determinato la contrazione del virus, il nesso causale con la patologia contratta dalla ex moglie a seguito delle trasfusioni del 1982 può ritenersi accertato giudizialmente in forza del principio della verosimiglianza nonché per la mancata prova dell’esistenza di altre possibili situazioni produttive del contagio...". Al momento però lo stato di avanzamento del virus dell'epatite C non consente all'anziano di curarsi con i farmaci di nuova generazione che possono azzerare la sua capacità di replicazione.

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