Monopolio del traffico di droga, 59 avvisi di garanzia dell'Antimafia
L'indagine ha portato alla luce una organizzazione che gestiva lo spaccio da Minturno in tutto il basso Lazio e parte della Campania
Un gruppo criminale aveva preso il monopolio del traffico di droga e, partendo da Minturno, gestiva il traffico di stupefacenti nell’intero basso Lazio arrivando a fare affari anche in Campania.
A mettere fine all’attività dell’organizzazione è stata la Direzione distrettuale antimafia che ha inviato 59 avvisi di garanzia contestando complessivamente agli indagati, la maggior parte dei quali sono di Gaeta, Formia e Minturno, 125 capi di imputazione. Il periodo oggetto dell’indagine, condotta dal sostituto procuratore Stefano Luciano, va dal 2008 al 2015. A mettere in piedi l’organizzazione, perfettamente organizzata con una vasta rete di spacciatori e rapporti consolidati con i clan del napoletano e casertani, sarebbe stato Giuseppe Fedele, di Minturno, che era riuscito a controllare completamente la vendita di cocaina e hascisc.
I suoi stretti collaboratori per la vendita degli stupefacenti erano Ugo Emilio Di Nardo e Giovanni Cardillo mentre lo spaccio era stato affidato a Minturno a Domenico Castaldi, Mariano Palmieri, Alessio Carnevale, Massimo Di Toro, Umberto Somma, Angelo Fedele, Domenico Fimiani e Manuel Morlando; a Santi Cosma e Damiano aValentino Miosotis ed Erasmo Di Biasio; a Sessa Aurunca a Bruno Ambrogioni, a San Giorgio a Liri a Marco Oconi, a Sora a Edmondo Cirfi, a Formia a Salvatore Fustolo, Giovanni Pimpinella, Stefano Petricone e Marco Morabito; a Gaeta a Stefano Usei ed Eric Di Biase; a San Felice Circeo a Gianluca Calisi. Destinatari dell’avviso di garanzia anche Rossella Fedele, Lidia Caiazzo, Stefano Forte, Italo Laracca e Paolo Matano, Olindo Testa e Francesco Occhibove.
Tra i fornitori vi sarebbero appunto stati organici a clan camorristici: Gaetano Milano, Carmine D’Andrea, Agostino Tartaglia, Pasquale Gallo, Gennaro Sorrentino, Ignazio Piscitelli ed Espedito Abate.
A molti degli indagati viene contestata la modalità mafiosa.