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Cronaca Sezze / Via Maina

Omicidio a Sezze, ucciso Maurizio Di Raimo. Arrestato il cognato

A fare l'allarmante scoperta un suo operaio che ha notato tracce ematiche e un foro sul pavimento. Alla base del delitto un debito per l'affitto della carrozzeria. L'arresto questa notte

Risolto il giallo sulla scomparsa di un carrozziere di 53 anni di Sezze, Maurizio Di Raimo, di cui non si avevano tracce da diverse ore. L'allarme era partito dalla denuncia della moglie e dalla scoperta fatta da un suo operaio: giunto ieri nel capannone di via Maina a Sezze scalo, la carrozzeria Star Car 2006", l'uomo si è insospettito per la confusione trovata. Poi ha rinvenuto tracce di sangue e un foro sul pavimento. 

Nel pomeriggio di ieri gli agenti della Scientifica hanno rinvenuto l'ogiva di un proiettile. In serata l'auto di Di Raimo, una Mercedes Slk grigia, è stata trovata nelle campagne al confine con Aprilia.

Nel frattempo gli investigatori avevano iniziato ad ascoltare parenti e amici del 53enne mentre a Sezze, con l'ausilio dei vigili del fuoco, nel tardo pomeriggio di ieri si è iniziato a scavare con una ruspa nel pozzo di un casolare abbandonato vicino casa di Di Raimo, alla ricerca del suo corpo. Ma alcuni problemi tecnici hanno portato ad interrompere le ricerche, proseguite questa mattina e concluse col rinvenimento del corpo.

IN NOTTATA LA SVOLTA: Nella notte è stato arrestato per omicidio ed occultamento di cadavere Pietro Petrianni, 63 anni residente a Sezze, con diversi precedenti per rapina, cognato della vittima. Le indagini, coordinate dal sostituto Giuseppe Bontempo, hanno permesso di ricostruire un violento litigio avvenuto venerdì, all’interno della carrozzeria gestita dalla vittima, sfociato nell'omicidio.

All'interno del capannone sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco, la Scientifica ha repertato evidenti tracce ematiche, in parte eliminate mediante un’attenta pulizia, nonché un’ogiva. A quanto pare Petrianni avrebbe tentato di depistare le indagini.

IL DEPISTAGGIO DI PETRIANNI: Secondo quanto ricostruito dagli agenti coordinati dal vicequestore Tommaso Niglio, Petrianni avrebbe raccontato alla compagna della vittima, nonché sorella della moglie, che Di Raimo si era allontanato a bordo di una macchina di grossa cilindrata in compagnia di un’altra donna.  Ma la compagna della vittima si è insospettita e si è rivolta alla sorella, moglie del presunto assassino: è stata quest’ultima a riferirle che la sera del venerdì il marito aveva fatto rientro a casa con la maglia strappata, evidente segno di una colluttazione

A quel punto, preoccupata, aveva raccontato la circostanza alla polizia. Gli agenti della Mobile si sono messi sulle tracce della vittima, rivenendo l’autovettura di quest’ultima in zona Campoverde. All’interno della macchina sono stati rinvenuti segni evidenti di una colluttazione.

IL MOVENTE: Nel corso della sera e della notte sono stati ascoltati diversi testimoni che hanno confermato l’esistenza di un forte astio tra i due, sembrerebbe dovuto a debiti che Di Raimo avrebbe contratto con Petrianni, e mai onorato, per il pagamento del canone di locazione dei locali adibiti alla carrozzeria in cui lavorava il 53enne, di proprietà dell'arrestato.

Il corpo è stato trovato questa mattina in un pozzo di un podere abbandonato vicino la sua carrozzeria, ora si sta cercando l’arma che l’arrestato ha detto di aver buttato nel lago di Fogliano

CHI E’ PIETRO PETRIANNI:​ Tra il 2009 e il 2010 una serie di rapine venne consumata in alcuni uffici postali dei borghi, tutte con le stesse modalità. Per due di queste, i sospetti erano ricaduti su Pietro Petrianni, allora 58enne. Ad aprile di cinque anni fa, un’operazione congiunta di polizia e carabinieri aveva portato all’arresto del setino, fermato nei pressi dell'ufficio postale di borgo Bainsizza con un fucile a canne mozze nascosto in una busta, con tanto di munizionamento. Era a bordo di una moto di grossa cilindrata. Erano quelli gli elementi, su cui si concentravano le indagini, che tornavano negli ultimi colpi, la moto e un fucile. A dicembre del 2010 il giudice per le udienze preliminari Costantino De Robbio lo aveva condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione, pene poi ridotte in appello. Nel 2012 un secondo rinvio a giudizio per altre tre rapine. 

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