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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Sabaudia

Omicidio Aversano, condanna confermata: 20 anni al “bagnino gigolò”

L'omicidio del 67enne il 21 settembre del 2011 a Sabaudia. Valeriu Ion Mitrache, cittadino romeno di 32 anni, già condannato a 20 anni in primo grado. Fu arrestato nel maggio dello scorso anno in Lussemburgo

Confermata la condanna a 20 anni di reclusione per Valeriu Ion Mitrache, il “bagnino-gigolò” conosciuto come Valentino, processato per l'omicidio di Antonio Aversano, il 67enne ucciso con 14 coltellate nel settembre 2011 a Sabaudia, nella sua villetta a pochi passi dal mare.

È quanto ha deciso la I Corte d'assise d'appello di Roma, presieduta da Mario Lucio D'Andria, che ha confermato la sentenza emessa nel dicembre dello scorso anno dal gup di Latina, Nicola Iansiti nei confronti del cittadino di nazionalità romena di 32 anni.

L’OMICIDIO – Aversano è stato ucciso il 21 settembre del 2011; il suo corpo fu trovato parzialmente carbonizzato riverso sul letto con vicino un coltello da cucina. Dall'autopsia emerse che erano state inferte 14 coltellate, alcune addirittura dopo la morte. Le indagini si concentrarono su Mitrache, conosciuto in zona perché aveva lavorato in uno stabilimento balneare, e riconosciuto come presente in zona la sera prima dell'omicidio. Ad incastrare il bagnino romeno fu il suo telefono cellulare che quella notte agganciò la cella della zona della casa della vittima, ma anche un testimone oculare. Un uomo (che in passato aveva avuto una relazione sentimentale con Aversano), infatti, disse di essere stato a casa della vittima, quando il pensionato ricevette una telefonata da Mitrache che gli sollecitava un ultimo incontro perché l'indomani, dopo la fine della stagione estiva, sarebbe ritornato nel suo Paese.

L’ORDINANZA E L’ARRESTO - Nei confronti di Mitrache fu emesso un mandato di cattura internazionale, tant'è che il giovane fu trovato e arrestato in Lussemburgo a più di sette mesi dal fatto. Confessò di aver ucciso Aversano dopo una lite scoppiata per cause economiche. Disse che era "strafatto" di cocaina e ubriaco, ma che del litigio non ricordava nulla di particolare. "Sono pentito di quello che ho fatto – ha detto oggi in aula – Sono stato in un posto sbagliato al momento sbagliato. Ormai sfortunatamente non posso più fare niente. Io mi sono solo difeso".

Condannato in primo grado a 20 anni di reclusione, previa esclusione delle aggravanti dei motivi futili e abietti contestati, oggi si è visto confermare in appello la pena.

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