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Cronaca

Omicidio Vaccaro, le richieste del pm: condanne tra i 16 e 27 anni

Requisitoria del pubblico ministero, nell'ambito del processo per la morte del giovane ristoratore di Latina. Nelle prossime udienze la parola passerà alle difese, per l'11 luglio è prevista la sentenza

Ventiquattro anni per Alex Marroni, considerato l’esecutore materiale del delitto; 27 per Francesco D’Antonio, ritenuto l'organizzatore, 18 per Paolo Peruzzi, e 16 per Gianfranco Toselli, Fabrizio Roma e Matteo Ciaravino

Queste le richieste di condanna emesse questo pomeriggio dal pubblico ministero Daria Monsurrò nell’ambito del processo per l’omicidio di Matteo Vaccaro, il giovane ristoratore ucciso nel gennaio 2011 al Parco Europa.

Il processo si sta svolgendo davanti ai giudici della Corte D’Assise di Latina, presieduta da Pierfrancesco De Angelis. Questo pomeriggio la pubblica accusa ha tenuto una lunga requisitoria, nel corso della quale ha ricostruito i passaggi fondamentali dell’indagine, portata avanti dai poliziotti della squadra mobile, non contestando la premeditazione del delitto, ma solo l'aggravante dei futili motivi. Il procedimento a carico dei sei giovani aveva preso il via a maggio dello scorso anno.

Un’ora e venti minuti è durata la conclusione della pubblica accusa, che ha definito nel dettaglio i ruoli delle principali posizioni, sottolineando le diverse responsabilità rispetto al tragico epilogo di quella notte. Partendo dalla lite che si era verificata due giorni prima fuori al ristorante dei Vaccaro, il pubblico ministero ha delineato il quadro probatorio che emerge grazie a quelli che considera i testimoni chiave, il fratello di Matteo e la donna che dal balcone della sua mansarda vide tutto quello che accadde al parco Europa.

Nella sua requisitoria parla di elementi certi ma anche di lacune, che colma con ricostruzioni logiche. “Non c’è dubbio sul fatto che a sparare sia stato Marroni, lo conferma lui, lo riconosce il fratello della vittima”. Alex, però, non sarebbe stato spinto da motivi personali, ma plagiato.

Infatti la pena più alta è per il suo amico, Francesco D’Antonio. Va diretta rispetto al suo ruolo, quello di organizzatore, istigatore del gruppo. Tutti però, anche se con intensità diversa, hanno delle responsabilità, consapevoli del fatto che Marroni fosse armato. “Non ritengo che siano andati in quel posto pensando a un omicidio, - ha spiegato – ma di sicuro hanno accettato il rischio che potesse verificarsi”.

Tanti anche i riferimenti all’atteggiamento tenuto dal gruppo, “Avrei voluto vedere un’ombra compassione. – Non mi spiego come molti di loro, dopo due anni, ancora non riescano a dire una parola su quanto accaduto, seguendo un codice grottesco, che considera chi parla un infame”.

Un accenno critico anche rispetto agli amici di Matteo, che si erano recati al parco Europa e si trovavano nei paraggi pronti a intervenire. “Nessuno di loro ha mai brillato per collaborazione”, ha commentato. 

Il 29enne sarebbe stato ucciso dopo una lite avvenuta fuori al suo ristorante, in cui era stato coinvolto il cugino di D'Antonio. Per la difesa gli avvocati Angelo e Oreste Palmieri, Domenico Oropallo, Leone Zeppieri, Gaetano Marino, Pasquale Cardillo Cupo, Carla Bertini e Francesco Vasaturo. Per la parte civile Carlo Alberto e Luca Melegari e Benedetto Faralli. Nelle prossime udienze la parola passerà alle difese; per l’11 luglio è prevista la sentenza.

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