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Cronaca

Omicidio Vaccaro, condanne per tutti e sei. Lacrime e strazio in aula

La sentenza: 24 anni per Francesco D'Antonio, considerato l'istigatore del gruppo, e Alex Marroni, ritenuto l'esecutore materiale del delitto; 16 anni per Paolo Peruzzi, 15 per Gianfranco Toselli, Fabrizio Roma e Matteo Ciaravino

Un lungo pomeriggio quello di oggi nell’aula di Corte D’Assise del tribunale di Latina, dove si è conclusa l’ultima udienza del processo per l’omicidio di Matteo Vaccaro, il giovane ristoratore, ucciso due anni fa al parco Europa, dopo una lite avvenuta fuori al locale di famiglia, un diverbio degenerato 48 ore dopo nel sangue. Alla base, un litigio tra la vittima e il cugino di uno degli imputati.

Nessuna replica questa mattina da parte del pubblico ministero Daria Monsurrò, che in una delle scorse udienze aveva formulato le richieste di condanna per i sei giovani accusati del delitto dello studente di veterinaria.

LE RICHIESTE DELL'ACCUSA: CONDANNE PER 117 ANNI

LA DIFESA DI MARRONI: "NON HO UCCISO IO MATTEO"

Alle undici di questa mattina i giudici di Corte D’Assise, presieduta da Pierfrancesco De Angelis, a latere Lucia Aielli, si sono ritirati in camera di consiglio per il verdetto, emesso poco minuti prima delle diciotto:

24 anni per Francesco D'Antonio, considerato l'istigatore del gruppo, e Alex Marroni, ritenuto l'esecutore materiale del delitto; 16 anni per Paolo Peruzzi, 15 per Gianfranco Toselli, Fabrizio Roma e Matteo Ciaravino.

Al gruppo non sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione, contestazione fatta in un primo momento e caduta nel corso della discussione, e quella dei futili motivi. Derubricata in minacce l'accusa di tentato omicidio nei confronti del fratello di Matteo. Secondo il pubblico ministero Daria Monsurrò, infatti, uno dei colpi sarebbe stato esploso per ferire mortalmente Alberto, tesi non accolta dalla Corte.

Con il verdetto di oggi è stata riconosciuta anche una provvisionale di 150mila euro per i genitori e 100mila per i fratelli. Lacrime e sofferenza tra i parenti degli imputati ma anche tra i familiari di Matteo: tutti hanno assistito a ogni singola udienza di un processo difficile e spesso carico di tensione, alla ricerca, a volte faticosa, di una verità su quanto accaduto quella notte.

Mentre l’accusa ha tentato di ricostruire tutti i passaggi, partendo dal giorno della lite fuori al Pietranuda, il collegio difensivo si è più volte battuto per vedersi riconoscere un diritto di difesa non garantito, secondo i legali, da un capo di imputazione non preciso nelle singole contestazioni. Tante le eccezioni e le richieste avanzate, nel corso di un anno e mezzo di istruttoria, per ottenere materiale probatorio non messo a disposizione.

Per conoscere le motivazioni della sentenza occorrerà attendere novanta giorni. Nel collegio difensivo Angelo e Oreste Palmieri, Gaetano Marino, Carla Bertini, Domenico Oropallo, Francesco Vasaturo, Leone Zeppieri, Pasquale Cardillo Cupo, Aurelio Cannatelli. Per la parte civile gli avvocati Carlo Alberto e Luca Melegari e Benedetto Faralli.

LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

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