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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Scacco ai Ciarelli-Di Silvio, ecco come operava ogni componente

Sono 34 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Latina; sgominato il sodalizio tra le due famiglie rom nato dopo la guerra criminale del 2010

A più voci è stata definita la più importante operazione nel capoluogo pontino. È quella che a partire dall’alba di questa mattina ha visto impegnati cento agenti della mobile di LAtina, Roma e dell'anticrimine, e portare all’arresto di 34 esponenti del clan Ciarelli-Di Silvio. Un’operazione, detta “Caronte”, che ha permesso di sgominare il sodalizio nato tra le due famiglie di origine rom da anni stanziali nel capoluogo pontino e secondo l’accusa alla guida di una vera e propria macchina che operava dal 2010.

È proprio in seguito alla guerra criminale scoppiata nei primi mesi di quell’anno, fatti delittuosi che avevano sconvolto l’intera città, che gli uomini della mobile si sono messi a lavoro; dopo mirate indagini, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato con la direzione della Procura della Repubblica di Latina, è arrivata la richiesta delle 34 ordinanze di custodia cautelare che sono state firmate dal Gip presso il tribunale di Latina.

Indagini che hanno messo in luce la struttura del sodalizio e che hanno permesso "di accertare che gli arrestati hanno costituito tra loro un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati in materia di detenzione, porto e cessione illegale di più armi da sparo, omicidi, tentati omicidi, lesioni, incendi, rapine, estorsioni, usura, trasferimenti fraudolenti di valori e cessione di sostanze stupefacenti".

I CAPI DEL CLAN – Alla guida del clan 4 esponenti della famiglia Ciarelli – C. Ciarelli di 46 anni, P. Ciarelli di 28 anni, F. Ciarelli di 30 anni F. Ciarelli di 49 anni – e uno della famiglia di Silvio – G. Di Silvio di 46 -, i quali, come si legge in un comunicato della Questura, “determinavano le strategie e assumevano le decisioni di rilievo, impartendo direttive, stabilendo le modalità operative, nonché ripartendo i ruoli degli altri associati secondo le esigenze dell’organizzazione criminale, pianificando la commissione dei reati”.

In particolare due di loro “decidevano l’erogazione di mutui con determinazione dei tassi usurari da applicare - prosegue la nota - , imponendo talora, quale modalità di erogazione dei prestiti, l’acquisto a credito di autovetture da parte dei mutuanti, decidendo sia le azioni e le intimidazioni necessarie per la riscossione dei crediti, (anche mediante acquisizione e/o impossessamento di beni immobili, selezionando i “prestanome” per l’intestazione fittizia di beni) sia le azioni per indurre le vittime a non denunciare o a ritrattare le dichiarazioni già rese alla PG o all’autorità giudiziaria” e altri due “svolgevano altresì il compito di sovrintendere e procedere all’attività di esazione dei crediti usurari con condotte estorsive consistenti in intimidazioni, minacce, sequestri di persona, percosse e lesioni”.

Il ruolo di organizzatore era invece affidato a  F. Di Silvio il quale, appunto “organizzava – come si legge sempre nel comunicato - la commissione dei reati, reperendo i mezzi da utilizzare, individuando i soggetti idonei per il compimento di azioni delittuose e stabilendo le modalità operative, nonché dando indicazioni per intimidire i testimoni".

IL RUOLO DELLE DONNE – Centrale è anche la figura e il ruolo delle donne. Quattro sono finite in manette oggi e tutte avevano uno specifico ruolo all’interno del clan. C’era chi si occupava di occultare e custodire le armi, chi di collaborare all’attività estorsiva e di esazione crediti, e chi, oltre a riscuotere il denaro, poteva porre in essere “condotte estorsive consistenti in minacce, sequestri di persona, percosse e lesioni nonché con il compito di curare gli interessi del clan familiare con ampia facoltà discrezionale specie durante i periodi di detenzione dei capi”.

L’USURA – I fatti legati ad attività estorsive ed usuraie riguardano il periodo compreso fra il 2004 e oggi: Nella trappola sono cadute una decina di vittime – che hanno formalmente sporto denuncia- costrette a tassi elevatissimi e spesso soggetti a minacce.

I TENTATI OMICIDI – Come si legge nel comunicato della Questura, “sono state accertate le responsabilità individuando esecutori e mandanti, dei tentati omicidi di Silvio Savazzi e Maurizio Santucci, avvenuti il 22.5.2010, di Francesco Annoni, avvenuto il 29.5.2010, di Gianfranco Fiori, programmato in data 6.6.2010 e 26.7.2010 e di Fabrizio Marchetto, organizzato in data 6.3.2010, ma non eseguito per il tempestivo intervento degli Agenti della Squadra Mobile di Latina che arrestarono con le armi in pugno A.P e S. G”. Per questi reati il Gip ha emesso provvedimenti restrittivi della libertà personale per 14 dei 34 arrestati oggi".

LE ARMI – Il Gip infine ha disposto la custodia cautelare in carcere per 12 dei 34 esponenti finiti in manette per il reato di porto e detenzione illegale di arma da sparo. I fatti riguardano, fanno sapere dalla Questura, "il rinvenimento e sequestro di 4 pistole con relative munizioni avvenuto in data 6.3.2010, presso l’abitazione di A. P.,  il rinvenimento e sequestro di 2 pistole con relative munizioni avvenuto in data 29.5.2010 in prossimità delle stalle della famiglia Di Silvio, site su terreno demaniale a ridosso del canale di bonifica “Acque Medie”, nella zona del quartiere Pantanaccio, e il rinvenimento e sequestro di 4 pistole avvenuto in data 29.9.2010 su un terreno sito in via Moncenisio, nei pressi dell’abitazione di G. Di Silvio”.

GLI ALTRI MEMBRI DEL CLAN – L’operazione della mobile di oggi ha permesso di disegnare il quadro dell’intero clan, mettendo in luce non solo il ruolo dei “capi” ma anche di tutti gli uomini che partecipavano alle attività illecita. Con diverse responsabilità e diverse mansioni questi avevano il compito di occultare e custodire le armi, di eseguire aggressioni, intimidazioni, estorsioni o il recupero dei crediti usurari, nonché di commettere attentati, tentati omicidi o omicidi.

ARRESTI DOMICILIARI - A carico di C.V. di anni 20, B.G. di anni 55,  e V.P. di anni 55, il GIP ha emesso ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il reato di detenzione abusiva di arma da sparo. Medesimo provvedimento ha raggiunto C.C. di anni 54 e C.S. di anni 38 per il delitto di concorso in usura.

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