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Cronaca

Operazione "Movida Latina": cinque arresti nel clan Di Silvio per rapine ed estorsioni con metodo mafioso

Ancora arresti nella famiglia rom scaturiti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Operazione della squadra mobile a Latina, insieme al Servizio centrale operativo e alla squadra mobile di Roma. Cinque persone, tra cui quattro appartenenti al clan Di Silvio, sono stati arrestate in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Il blitz della squadra mobile tra gli esponenti del clan Di Silvio - Il video

I nomi degli arrestati e le accuse

Agli arresti sono finiti Costantino Di Silvio detto Costanzo, 57 anni; Antonio Di Silvio detto Patatino, di 28 anni; Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto, 23enne; Ferdinando Di Silvio detto Pescio, 19 anni; Luca Pes, 30 anni. Sono tutti indagati in concorso, a vario titolo, per violenza privata, rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. 

Operazione "Movida Latina": 5 arresti nel clan Di silvio

Le indagini, coordinate dalla Dda di Roma, scaturiscono ancora dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizi e hanno portato a scoprire reati consumati negli ultimi due anni con l'utilizzo di un metodo tipicamente mafioso: minacce di ritorsioni, il riferimento esplicito al clan di appartenenza e al controllo del territorio, la "protezione" offerta a cittadini e attività commerciali. Secondo gli investigatori, gli indagati hanno fatto leva sulla loro fama criminale e sull’appartenenza al clan, ottenendo l’assoggettamento delle vittime e l’omertà delle stesse che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le forze dell’ordine.

Gli arrestati lasciano la Questura di Latina - Il video

La protezione a una famiglia delle case popolari e il prezzo da pagare

Nel corso dell'attività di indagine gli investigatori hanno accertato una serie di episodi di estorsione di cui gli arrestati si sono resi responsabili. In particolare, Antonio Di Silvio, dopo avere appreso di una lite condominiale degenerata in un’aggressione messa in atto da alcuni pregiudicati ai danni di famiglia che era ospite in un quartiere popolare di Latina, offriva a quest’ultima la propria “protezione”, costringendola però a consegnargli in cambio la somma di 400 euro in contanti. Costantino detto Costanzo e Ferdinando detto Prosciutto avevano accompagnato in diverse occasioni Antonio a casa delle vittime pretendendo per il disturbo dell’intera famiglia altre somme di denaro contante e in una circostanza erano arrivati a rapinare un componente della stessa famiglia a cui avevano offerto protezione per farsi consegnare la somma di 500 euro.

Le indagini hanno consentito inoltre di accertare un altro episodio estorsivo perpetrato da Antonio e dal cugino Ferdinando detto Pescio. A settembre del 2019, in pieno centro a Latina, avevano simulato un incidente stradale, accusando falsamente un giovane di averli investiti con la propria vettura. Poi gli indagati avevano minacciato la vittima proponendo di risolvere la questione con una somma di denaro che era stata loro consegnata quella stessa notte dai genitori del ragazzo caduto nella rete del clan. I soldi erano stati consegnati nel quartiere Campo Boario, roccaforte delle famiglie rom.

Ci sono poi alcuni episodi ricostruiti dagli investigatori di cui si era reso responsabile Costantino Di Silvio. Quest'ultimo si era presentato in un locale della zona pub di Latina insieme a Luca Pes e aveva imposto la protezione della famiglia ai gestori del locale in modo da estorcere denaro ma aveva al contempo cercato di estendere l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti costringendo le vittime a rifornirsi di droga dal clan. A fronte del rifiuto dei gestori di cedere alle ripetute pressioni, Costanzo aveva minacciato di dar fuoco all’intero locale, affermando che quella piazza era sotto il controllo della propria famiglia, escludendo così possibili controlli anche da parte delle forze dell’ordine.

Le indagini hanno infine permesso di ricostruire un ulteriore episodio criminoso: Antonio Di Solvio aveva chiesto ad un giovane del capoluogo, sempre con atteggiamento minaccioso, di guidare la sua autovettura per andare in giro per le strade di Latina e lo aveva minacciato mostrandogli una pistola e facendosi consegnare una piccola somma di denaro. Un episodio consumato ancora una volta nella zona dei pub, dove Antonio Di Silvio andava in giro armato alla presenza di altre persone. 

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