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Cronaca Sezze

Ospedale al collasso: in difesa del San Carlo, 6mila firme raccolte

Continua la battaglia del comitato civico Le Virgole che, dopo il presidio davanti al nosocomio di Sezze, domenica 7 aprile sarà a Roccagorga

Nelle scorse settimane con un sit in davanti al presidio ospedaliero di Sezze hanno dato il via alla loro battaglia. Oggi, a distanza di qualche giorno stendono un primo bilancio dell’attività che non si arresterà a questo punto. Sono le donne del comitato civico Le Virgole scese in campo per la riqualificazione dei servizi del distretto e dell’ospedale San Carlo di Sezze.

E, ad una settimana esatta dall’avvio della petizione popolare, sono arrivate ad oltre 6mila firme raccolte mentre domenica mattina saranno a Roccagorga per raccogliere le adesioni dei cittadini di questo comune.

Ma il comitato intende puntare in alto e raggiungere, quota 15 mila firme entro il giugno prossimo. Ovvero ben oltre il 10% del reale bacino d’utenza del distretto. La petizione popolare sarà poi consegnata nelle mani del presidente della Regione Nicola Zingaretti e dei presidenti di Camera e Senato, così come del presidente della Repubblica, cui l’appello è indirizzato, assieme ad un progetto di sanità territoriale.

Cosa chiedono? “Di certo che l’ospedale di distretto venga dotato di un budget autonomo che gli consenta di riavviare una serie di servizi indipendenti da quello che, già nel secondo decreto dell’ex governatrice Renata Polverini, doveva essere il suo progetto di riconversione - parziale - in Rsa” spiega il comitato Le Virgole.

“Quindi un piano economico indipendente e autonomo, basato sui flussi e sulle richieste di accesso ai servizi di primo livello che punti ad offrire servizi h24 alla popolazione del distretto dei Monti Lepini. A partire dalla riqualificazione del punto di primo intervento”.

L’obiettivo del comitato è anche quello di riattivare su Sezze “le convenzioni con i medici universitari al fine di garantire il funzionamento delle sale operatorie per gli interventi di bassa intensità così come avrebbe dovuto avvenire nel tempo, ma che per misteriose ragioni è naufragato a meno di un anno dall’inaugurazione dei reparti di day surgery e delle due operatorie costate cinque milioni di euro ed oggi praticamente chiuse. Così come lo sono i due reparti nuovi del San Carlo, e quelli vecchi. Mentre – conclude Le Virgole - la struttura, unica a livello distrettuale, potrebbe alleviare le sofferenze di migliaia di persone anche attraverso una politica d’interazione con il territorio, attivando strategie aziendali capaci coniugare la richiesta con l’offerta territoriale di sanità pubblica”.

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