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Cronaca

Omicidio di Desirée Mariottini: tutti condannati. Due ergastoli

Il processo a carico di Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. Quest'ultimo però torna libero. La madre della vittima: "Non ho avuto giustizia"

Sette ore di camera di consiglio, poi nella tarda sera di ieri i giudici della Corte d'Assise del tribunale di Roma hanno letto la sentenza: due ergastoli e altre due condanne a oltre 20 anni di carcere per l'omicidio di Desirée Mariottini, la ragazza di 16 anni di Cisterna trovata senza vita in un palazzo abbandonato di Roma il 19 ottobre del 2018. 

Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe erano accusati di aver violentato e ucciso con un mix di droghe la 16enne. A vario titolo le accuse eerano di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. La condanna è arrivata per tutti: ergastolo a Yussef Salia, 33 anni, e a Mamadou Gara, 27, mentre Minthe e Alinno sono stati condannati rispettivamente a 24 anni e sei mesi e 27 anni, ma in un primo momento è sembrato che Minthe potesse tornare libero perché non condannato per violenza sessuale, il reato per cui era stata disposta la custodia cautelare. Lo scorso dicembre i pm avevano chiesto che tutti fossero condannati all'ergastolo. L'uomo però non ha in realtà lasciato il carcere. Proprio questa mattina, 20 giugno, si è appreso che Minthe è stato raggiunto da una nuova misura chiesta e ottenuta dalla Procura di Roma per l'accusa di omicidio.

La sentenza arriva a quasi tre anni di distanza da quel tragico giorno. Nella notte tra il 18 e 19 ottobre il corpo di Desirée viene trovato senza vita, abbandonato su un lettino con sopra una coperta all'interno dello stabile abbandonato di via dei Lucani. Il 25 ottobre i poliziotti della squadra mobile di Roma fermano due cittadini senegalesi: Mamadou Gara e Brian Minteh,  accusati di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario, ma le ricerche proseguono fino all’arresto di Alinno Chima e Yusif Salia. Gli inquirenti ricostruiscono così le ore precedenti alla morte di Desirée: nel palazzo di via dei Lucani la ragazza ha assunto un mix di droghe che le ha fatto perdere i sensi, e mentre era incosciente è stata stuprata. Dalle carte dell'indagine è emerso che gli imputati avevano assicurato alla ragazza, che si trovava in crisi di astinenza, che quel mix di sostanze composto anche di tranquillanti e pasticche non fosse altro che metadone. Ma la miscela mortale era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita di coscienza e poi la morte.

Le parole della mamma Barbara: "Non ho avuto giustizia"

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