Camorra: processo Sfinge, reggono le accuse in Appello
Condannata a 16 anni Maria Rosaria Schiavone, considerata capo del cellula dei Casalesi nel territorio pontino, nell'ambito del processo sulle infiltrazioni del clan nel nord della provincia e nel litorale romano
Ridotta a 16 anni e 8 mesi – in primo grado era stata condannata a 18 anni di reclusione – la pena per Maria Rosaria Schiavone, nipote di Francesco Schiavone, conosciuto come Sandokan.
È stata emessa nel tardo pomeriggio di ieri la sentenza dei giudici della Corte di Appello di Roma nell’ambito del processo nei confronti del gruppo criminale vicino ai Casalesi e attivo nel territorio a nord della provincia pontina e sul litorale romano.
Le accuse hanno retto, quindi, nei confronti di tutti i membri del clan che fanno capo proprio a Maria Rosaria Schiavone ritenuta la guida della cellula pontina dei Casalesi dedita ad estorsioni portate avanti anche attraverso incendi e danneggiamenti.
Era lei a dover rispondere delle accuse per l’agguato nei confronti di Francesco Cascone, titolare di un ristorante a Cisterna di Latina avvenuto nel 2008.
Pena ridotta anche per il marito della Schiavone, Pasquale Noviello, da 18 a 7 anni di reclusione, ma anche per Francesco Gara e Agostino Ravese, rispettivamente da 9 anni a 1 e 4 mesi e da 8 anni a 1 e sei mesi. Confermate , invece, le condanne per Mario Noviello, a 5 anni e Francesco Casone a 4 anni e mezzo; quest’ultimo, destinatario dell’agguato del 2008 era imputato per un tentato omicidio sul litorale di Latina.
Le motivazioni tra 90 giorni.