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Cronaca Sezze / Largo Bruno Buozzi

Sezze, tensione davanti alla sede della Karibù: protestano i profughi

I rifugiati politici contestano la presidente della coop sociale per le somme erogate per l'assistenza. Alcuni manifestanti prendono a calci l'auto della polizia: un arresto

Tensione alle stelle questa mattina presso la sede della cooperativa sociale Karibù di Sezze. Uno gruppo di rifugiati politici affidati all’ente di assistenza dei richiedenti asilo se l’è presa vivacemente con la presidente della coop, Marie Thérèse Mukamitsindo, che dopo esser stata accerchiata nel suo ufficio di largo Buozzi si è vista costretta a chiamare le forze dell’ordine. La responsabile di Karibù è stata sottratta alle rimostranze dei profughi dall’arrivo della polizia, che l’ha condotta via. Alcuni immigrati hanno però preso a calci l’auto del 113 e per questo gli agenti della Questura hanno arrestato una persona e ne hanno denunciate altre due.

Si tratta della seconda protesta in pochi giorni: il 27 dicembre un’analoga iniziativa dei rifugiati politici che alloggiano tra Sezze, Roccagorga e Maenza aveva richiesto l’intervento dei carabinieri per riportare la calma. Oggi una trentina di immigrati si sono radunati sotto la sede dell’ente di volontariato, dove la presidente della Karibù aveva dato loro appuntamento per ascoltare le loro richieste. Ma, di fronte all’impossibilità di accontentarle, l’insofferenza dei più agitati si è tramutata nuovamente in una forte contestazione verbale.

Protesta dei rifugiati politici a Sezze - Capuani/Latina Today

Molteplici le ragioni della protesta. Diversi rifugiati politici lamentano una disparità tra le somme di assistenza assegnate dalla Karibù.  “A me danno 30 euro al giorno - racconta Issa, giovane del Burkina Faso che vive a Sezze con la moglie e suo figlio - ad altri che abitano da un’altra parte 35”. Ma dietro l’angolo c’è anche il problema del programma “Emergenza Nord Africa”, varato dalla protezione civile per affrontare l’ondata migratoria del 2011 legata ai tumulti della “primavera araba”: il protocollo, che doveva scadere il 31 dicembre, è stato prorogato fino al 28 febbraio, ma ancora non si conosce il destino dei profughi dopo tale termine.

“È inaccettabile che le amministrazioni locali non siano state riconosciute come interlocutori attivi nel momento cruciale dell’emergenza e ora debbano fare i conti con i risvolti sociali di questa vicenda” afferma l’assessore alla cultura e ai servizi sociali del Comune di Sezze, Enzo Eramo.

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