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Cronaca

Camionista morto dopo la rapina sull'Appia: 4 arresti della Squadra Mobile

L'operazione scattata questa mattina è arrivata al termine di una lunga indagine. I fatti risalgono al giugno del 2015; gli arrestati sono accusati di rapina aggravata, sequestro di persona e morte come conseguenza di altro reato

Avevano aggredito, picchiato e poi gettato giù dal camion un autotrasportatore che volevano rapinare. I fatti risalgono all’11 gennaio del 2015 e oggi, a distanza di due anni dalla violenta aggressione che poi ha causato la morte di un giovane di origini polacche, la Squadra Mobile ha arrestato 4 uomini, tutti di origini napoletane. 

GLI ARRESTATI - Gli uomini diretti dal vicequestore Antonio Galante hanno dato esecuzione questa matitna alle misure cautelari di cui tre in carcere nei confronti del 46enne Mario Amore, arrestato a Napoli e che la polizia temeva potesse allontanarsi, di Alessandro Gargiulo, 43enne già detenuto a Modena, Vincenzo Minichini di 32 anni, già detenuto a Poggioreale (tutti e tre finiti in carcere), e una ai domiciliari nei confronti del 43enne Luigi Zinno, considerato il basista e il palo del gruppo. Tutti sono accusati dei reati di rapina aggravata, sequestro di persona e morte come conseguenza di altro reato. 

I FATTI - I fatti risalgono alla notte dell’11 giugno di due anni fa quando il giovane camionista di 26 anni di origini polacche, secondo quanto ricostruito dalla polizia, è stato aggredito a scopo di rapina da un commando di almeno cinque persone mentre sull’Appia, nel territorio di Cisterna, dormiva all’interno dell’autoarticolato nel parcheggio della ditta presso la quale doveva consegnare i 1600 pneumatici nuovi in carico. Poco dopo, tre dei malviventi si sono allontanati a bordo di un’utilitaria di colore scuro, seguiti a breve distanza dal camion con a bordo due complici che avevano preso in ostaggio il conducente polacco che poi è stato picchiato e buttato giù dal tir. A causa delle gravi ferite riportate il giovane autotrasportatore è morto quasi un anno dopo, il 7 maggio del 2016, in Polonia.

IL RINVENIMENTO - Quella notte, sull’Appia all’altezza dell’incrocio con via Epitaffio, la polizia si è imbattuta in un camion abbandonato lungo la strada con le portiere aperte, il motore acceso e privo di conducente; una situazione che ha destato subito qualche sospetto. Sul posto è intervenuta la Squadra Volante insieme agli uomini dell’Antirapina ed è iniziata una battuta a ritroso lungo l’Appia nel corso della quale gli agenti hanno rinvenuto, circa due chilometri prima, il giovane camionista privo di sensi sul ciglio della strada con il volto ricoperto di sangue. Soccorso, è stato trasportato in ospedale dove è stato ricoverato in stato di coma presso il reparto terapia intensiva.

<< L'INTERVISTA AL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE >>

LE INDAGINI - Immediatamente è stato svolto un sopralluogo durante il quale sono stati rinvenuti alcuni indumenti sul ciglio della strada, verosimilmente appena abbandonati poiché privi di residui polverosi, opportunamente repertati e sottoposti a sequestro, mentre altri accertamenti di natura scientifica sono stati effettuati sia all’esterno che nell’abitacolo della cabina dell’autoarticolato. 

Senza nessuna testimonianza, e con i pochi contributi forniti dalle telecamere di videosorveglianza, fondamentale per la risoluzione di quello che si è rivelato essere un “cold case” è stata l’analisi dei “ponti radio telefonici”, come ha spiegato nel corso di una conferenza il dirigente della Squadra Mobile, che partendo da milioni di telefonate effettuate nell’arco di tempo interessato nella zona interessata, e al termine di un lavoro lungo e complesso, ha permesso di estrapolare un contatto di un telefono con un’utenza napoletana intestata ad una donna. Da qui è stato possibile, con un percorso a ritroso, arrivare all’individuazione di un nutrito gruppo di pregiudicati, tutti provenienti dal quartiere “Barra” di Napoli specializzati nella commissione di rapine e/o furti in danno di autotrasportatori stranieri, fino a circoscrivere l’attenzione su 4 uomini in particolare. 

Un altro contributo importante per chiudere il cerchio è stato fornito anche dal Dna estrapolato dalla cabina del camion e dagli indumenti ritrovati e sequestrati, tra cui una maglia del Napoli che in qualche modo ha contribuito ad orientare il ragionamento alla base delle indagini; un ulteriore elemento di comparazione che ha portato poi alle misure cautelari e agli arresti di oggi.

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