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Cronaca Formia

Formia, rifiuti tossici di Penitro: (ri)aperta un’inchiesta

Sul caso dei presunti fusti tossici interrati nella discarica di Pentiro, indaga ora la Procura di Cassino, dopo che il caso venne archiviato a Latina nel 2001. Il sindaco Bartolomeo scriva al procuratore Marcone

La Procura della Repubblica di Cassino ha avviato un’inchiesta sul presunto caso dei rifiuti pericolosi stoccati illegalmente presso la discarica di Penitro a Formia. Già nel 1998 la magistratura pontina si era occupata del caso, archiviato però nel 2001.

Ora, il sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, ha scritto al Procuratore della Repubblica di Cassino Mario Mercone, per esprimergli il plauso dell’amministrazione comunale di Formia per l'avvio dell'inchiesta. Come aveva spiegato la stessa amministrazione, il 17 aprile del 1997 fu sequestrata un’area di circa 10milametri quadrati a causa del rinvenimento di rifiuti speciali pericolosi, “presumibilmente decine di fusti della capacità di litri 200 cadauno di cui due emergenti parzialmente dal terreno che li ricopre” - come c'era scritto sul verbale della polizia provinciale -. Un anno dopo finì sotto sigilli un’ulteriore area di circa 5 mila metri quadri, dove furono rinvenuti rifiuti speciali provenienti da demolizioni, realizzazione di scavi nonché fanghi derivanti dalla segazione dei marmi.

Ora, dopo che la competenza giudiziaria del sud pontino è passata alla Procura di Cassino e quella della discarica di Pentitro, è la prima inchiesta aperta, o meglio riaperta dal procuratore Mercone anche in seguito alle rivelazioni del pentito Schiavone che individua l'area come zona abituale, negli anni '90, per scarichi di rifiuti tossici. Il sindaco di Formia Bartolomeo, ha così scritto al procuratore anche per offrire “la piena collaborazione del Comune per tutti gli atti che potranno servire all’indagine”.

“In qualità di sindaco – spiega Bartolomeo -, sono il primo responsabile della salute pubblica dei miei concittadini e quindi il primo interessato a che si faccia chiarezza sull’intera vicenda. Il Comune non ha i mezzi per verificare o meno l’esistenza di tali rifiuti e lieti saremmo se l’indagine ci aiutasse a valutare il quadro della situazione per quanto concerne le responsabilità, i rischi effettivi per la salute dei cittadini e i provvedimenti da adottare per l’eventuale bonifica dei terreni”.

“A dire il vero – ricorda Bartolomeo – già nel '98 la magistratura pontina si occupò del caso sulla scorta di un verbale sottoscritto dalla Polizia Provinciale. Nel procedimento, aperto a carico di ignoti, il Comune di Formia figurava come parte offesa. II fatto è che la stessa Procura di Latina chiese e ottenne l’archiviazione del caso. Era il 2001, c’era il sindaco Miele. Il gip Giuseppe Cario notificò l’avvenuta archiviazione e il contestuale dissequestro dell'area senza citare le motivazioni che avevano spinto gli inquirenti a chiedere la chiusura del caso. Motivazioni che sarebbe utile conoscere. Tanto più oggi, alla luce delle rivelazioni di Carmine Schiavone che tanto allarme hanno suscitato nella cittadinanza e che comunque – conclude - andranno vagliate attentamente una per una”.

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