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Sabaudia

Corruzione a Sabaudia, dall'attentato al Parco l'avvio delle indagini sui chioschi

Tre filoni investigativi: la corruzione all'interno del Comune, quella di alcuni appartenenti ai carabinieri forestali di Sabaudia e quella dell'ente Parco del Circeo

A giugno del 2019 un attentato davanti alla sede del Parco nazionale del Circeo, a  Sabaudia: tre taniche di gasolio, un tentativo di incendio e una busta con quattro cartucce indirizzata al comandante della stazione forestale del Parco. Alcuni mesi dopo viene arrestato Giovanni Scavazza, che ammette la sua vendetta per i continui controlli subiti dal figlio, titolare di un'attività di noleggio sul lungomare. E' da qui che parte l'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Latina che ieri ha portato a 16 misure cautelari in città, provocando un terremoto nella politica con l'arresto della sindaca Giada Gervasi, dell'ex assessore Innocenzo D'Erme e del consigliere di maggioranza Sandro Dapit, che aveva avuto la delega ai Lavori pubblici.

Dall'attentato al parco alle verifiche sui chioschi

Nell'ambito di quell'indagine emerge che l'uomo, responsabile dell'atto intimidatorio, aveva agito contro il luogotenente Alessandro Rossi perché a suo dire i soggetti istituzionali preposti ai controlli si erano accaniti sull'attività della sua famiglia, gestita appunto dal figlio, invece di controllare e sanzionare altri stabilimenti. Cominciano così le verifiche su alcune delle concessioni demaniali marittime segnalate a più riprese, anche in passato, dallo stesso Giovanni Scavazza ma mai prese in considerazione dall'amministrazione comunale. Ed è subito evidente che alcune attività di chioschi gestite da persone riconducibili al Comune di Sabaudia non erano mai state sottoposte a verifica, in particolare uno stabilimento di un dipendente dell'ufficio Anagrafe del Comune né quello delle figlie dell'ex sindaco. Emergono così subito delle anomalie e i controli vengono dunque estesi a tutti gli altri stabilimenti, verificando che tutti e 45 avevano in qualche modo goduto di favoritismi e privilegi grazie alla complicità con il Comune. In molti casi mancano le verifiche sulla Scia, sulle autocertificazioni presentate al Suap, atti nei fascicoli e rinnovi sulle concessioni. Tutto questo senza nessun accertamento da parte del Demanio marittimo comunale e della polizia locale.

Il sistema clientelare

Agli investigatori si rivela dunque un fitto sistema di irregolarità e clientelismi, risultato "non di isolate azioni di singoli dipendenti comunali ma di un consolidato e ben radicato modus operandi all'interno del Comune".

I tre filoni investigativi

L'avvio dell'attività di intercettazione telefonica sulle utenze di alcuni impiegati e imprenditori porta così alla luce tre diversi filoni investigativi: quello delle turbative d'asta, della corruzione e concussione e del reato di falso nell'amministrazione; quello di episodi di corruzione che riguardano alcuni appartenenti ai carabinieri forestali di Sabaudia; infine un terzo relativo alle turbative d'asta commesse nell'ambito delle attività svolte dal Parco del Circeo. 

Dai chioschi agli appalti della Coppa del mondo di canottaggio

L'attività di indagine sugli stabilimenti balneari si inserisce poi in quella relativa all'organizzazione della Coppa del mondo di canottaggio, alla quale sono connessi molti dei reati contestati nell'ordinanza. Dell'organizzazione degli eventi sportivi doveva occuparsi un Comitato, coordinato e presieduto dalla stessa Giada Gervasi e composto da un consiglio direttivo di quattro membri, di cui Luigi Manzo era direttore. Poi, partono le prime gare d'appalto per il campo di gara e l'impianto di cablaggio, ma proprio per il campo di regata emerge subito la prima anomalia: il Comitato fa revocare un'aggiudicazione data dalla ditta Dea Costruzioni srl per affidare l'incarico invece alla prescelta Marine Building & Service dell'imprenditore Giuseppe Pellegrino, al quale evidentemente era stato promesso l'appalto.

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