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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Sabaudia

Braccianti sottopagati e sfruttati, operazione della finanza: sei misure cautelari in un'azienda di Sabaudia

L'inchiesta condotta dai finanzieri della tenenza del luogo ha permesso di accertare che la società aveva impiegato negli ultimi due anni 290 lavoratori

Nuova operazione contro il caporalato in provincia di Latina. Sei misure cautelari sono scattate sul territorio per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dai sostituti Giuseppe Miliano e Valerio De Luca, è stata condotta dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Latina e dalla tenenza di Sabaudia e ha consentito di smantellare una collaudata attività criminale dedita appunto allo sfruttamento dei braccianti agricoli di nazionalità indiana. Tre persone sono finite agli arresti domiciliari e per altre tre è scattato invece l'obbligo di dimora.

Tutto è iniziato da un controllo in materia di lavoro sommerso eseguito dai finanzieri di Sabaudia in un'importante azienda agricola pontina. L'attività investigativa ha poi permesso di accertare come la società abbia impiegato nel corso degli ultimi due anni complessivamente 290 lavoratori in condizioni di sfruttamento approfittando dello stato di bisogno dei braccianti stranieri. Come emerso dall'analisi della documentazione contabile acquisita nel corso delle perquisizioni, le retribuzioni erano sensibilmente inferiori rispetto a quelle previste nei contratti collettivi di categoria. I braccianti venivano sostanzialmente pagati per meno ore rispetto a quelle effettivamente lavorate.

Operazione contro il caporalato - Il video

Le condizioni di lavoro e i metodi di sorveglianza pressanti e degradanti, attuati dai responsabili dell’area amministrativa e di controllo del personale, sono stati tali da generare nei lavoratori stranieri, costretti a restare per mantenere economicamente le famiglie d’origine, anche un totale assoggettamento psicologico al “datore di lavoro”.In alcuni casi, infatti, i lavoratori sono stati costretti a rinunciare al riposo settimanale e alla fruizione di ferie. Grazie a questo sistema e al mancato pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali, l'azienda risparmiava sensibilmente sul costo della manodopera e attuava una concorrenza sleale nei confronti di altri operatori economici onesti. L'indagine ha consentito di scoprire che la società non aveva versato contributi per 110mila euro.

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