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Cronaca Sabaudia

Farmaci stupefacenti ai braccianti indiani: chiesto il giudizio per medico, farmacista e avvocato

Chiusa l'indagine 'No pain'. Quattro persone accusate di illecita prescrizione di ossicodone, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode processuale, truffa ai danni dello Stato.

La Procura della Repubblica di Latina ha chiuso l’inchiesta denominata ‘No Painnell’ambito della quale il 25 maggio 2021 erano state emesse una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti del medico di Sabaudia Sandro Cuccurullo e altre tre misure cautelari interdittive di sospensione per un anno dall’esercizio della professione a carico dello stesso medico, dell’avvocato Luigi Pescuma, della farmacista Clorinda Camporeale e di un provvedimento di divieto di dimora per la donna di nazionalità marocchina Sihame El Hail.  I quattro sono indagati a vario titolo di illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato.

Nei giorni scorsi i sostituti procuratori Carlo Lasperanza e Giorgia Orlando, a chiusura dell’indagine, hanno chiesto il processo con giudizio immediato per Cuccurullo il giudizio immediato e il rinvio a giudizio per gli altri tre indagati: Pescuma Camporeale e Sihame El Hail.  Per quanto riguarda Cuccurullo la difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Fiore e Simone Vittori, ha chiesto il rito abbreviato così il medico comparirà davanti al giudice per l’udienza preliminare Mario La Rosa il 23 marzo prossimo. Gli altri tre invece compariranno il 24 marzo prossimo davanti al gup Pierpaolo Bortone che deciderà se rinviarli a giudizio.

L’inchiesta condotta dal Nas aveva riguardato le modalità di dispensazione di alcuni farmaci ad uso stupefacente - farmaco contenente principio attivo di ossicodone - ed avevano portato alla luce un sistema attraverso il quale Cuccurullo, medico di medicina generale in convenzione con la Asl prescriveva un medicinale a 222 suoi assistiti di nazionalità indiana - quasi tutti braccianti agricoli – per i quali erano state erogate un migliaio di prescrizioni mediche (per la gran parte a carico del servizio sanitario) per la dispensazione di oltre 1.500 confezioni del farmaco. Secondo gli investigatori il medicinale non serviva per curare qualche patologia ma per consentire ai lavoratori di sopportare meglio i turni di lavoro massacranti nei campi e nelle serre.

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